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Sanita': logopedisti, in bimbi stranieri disturbi linguaggio spesso confusi (2)

01 marzo 2014 | 13.11
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(Adnkronos Salute) - "Il fenomeno migratorio e la globalizzazione – aggiunge Raffaella Citro, delegata italiana al Cplol, logopedista e membro della segreteria nazionale Fli – hanno prodotto anche nel nostro Paese nuovi bisogni di salute ai quali bisogna dare risposte appropriate ed eticamente sostenibili. Per questo al professionista oggi si richiedono maggior cultura multietnica e sviluppo di competenze professionali per l’appropriatezza degli interventi in ambito multilinguistico dove cooperazione, condivisione e rispetto di tutte le parti in causa siano le parole chiave per il successo terapeutico e sappiano integrare ambienti culturali e mondo di valori molto differenti".

La presenza degli alunni stranieri nelle scuole italiane è di grande rilievo: oltre che variegata quanto all’origine geografica e linguistica (gli alunni provengono, infatti, da circa 200 Paesi differenti) è sempre più numerosa: secondo il Miur, nell’anno scolastico 2012/2013 il numero degli alunni con cittadinanza non italiana è stato di 786.630 unità, ovvero 30.691 in più rispetto all’anno scolastico precedente. Le ricadute sul piano sanitario e sull’intervento del logopedista si traducono quindi nell’aumento del 20% dei bambini stranieri presi in carico nei servizi dell’età evolutiva. Parliamo solo di nativi italiani, i cui dati sono ufficiali, con punte più alte nelle zone urbane dove le comunità straniere sono più numerose.

"I logopedisti – conclude la presidente – hanno un ruolo molto importante nella gestione della complessità terapeutica nei casi di multilinguismo. Il professionista deve essere un facilitatore nella relazione e interazione tra i diversi attori: la famiglia, la scuola, l’équipe multidisciplinare. Per questo dovrà dare sempre il giusto valore alla lingua madre della famiglia d’origine, che va mantenuta per le relazioni affettive e l’educazione, ma dovrà anche individuare e quindi potenziare le caratteristiche delle lingua appresa secondariamente, che verrà poi utilizzata per gli apprendimenti scolastici e che determinerà il proseguimento e l’inserimento nella società. Valori, culture e aspettative a volte molto distanti devono essere integrate per un diritto universale che è quello di 'parola', in ogni contesto e condizione per la qualità della nostra vita".

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