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Sanita' Lombardia: patrimonio rurale Policlinico Milano, tesoro in costante emergenza

07 marzo 2014 | 19.44
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Milano, 7 mar. (Adnkronos Salute) - Ha "sfamato bocche" in Lombardia e fornito prodotti della terra per nutrire i ricoverati e per le preparazioni farmaceutiche dell'ospedale. Eppure il rapporto fra il Policlinico di Milano e il suo enorme patrimonio rurale, frutto di 6 secoli di donazioni allo storico ospedale, è stato spesso difficile, costellato di alti e bassi. "L'emergenza finanziaria si palesò già 6 anni dopo la nascita dell'ospedale", si legge in una scheda che ripercorre le origini e la storia del 'tesoretto agricolo', una proprietà fondiaria di 85 milioni di metri quadri, il cui valore è stimato fra i 500 e gli 800 milioni di euro.

I beni rurali, "compresi nel fertile territorio fra il Ticino e l’Adda, le Prealpi e il Po", sono stati censiti per la prima volta da Cesare Chiodi, professore al Politecnico e assessore all'Urbanistica del Comune di Milano dal 1922 al 1925. I suoi studi vennero pubblicati in occasione della Festa del Perdono del 1937 e del 1939 e sono ancora oggi la principale fonte storica sul patrimonio rustico della Ca' Granda. L'ospedale ricavava non solo entrate in denaro, ma fino al XVIII secolo anche prodotti della terra. C'erano un mulino, forni per la cottura del pane, cantine per la conservazione del vino, prodotti in salamoia, una macelleria e numerose dispense, un'erboristeria e in certi periodi anche due farmacie. E' del 1604 un'ordinanza capitolare che prescriveva agli affittuari di piantare rose, perché i petali servivano alla spezieria.

Pur godendo, fino a fine XVIII secolo, dell'esenzione di qualunque tassa già dall'origine dell'ospedale, "le rendite del patrimonio non bastavano a sopperire alle spese", raccontano dal Policlinico. L'ospedale manteneva anche persone bisognose, tanto che nei bilanci compariva la voce 'numero delle bocche' da sfamare: 429 nel 1781, oltre 739 nel 1885. Il momento più drammatico si ebbe nel 1623. Per la totale mancanza di liquidi il Capitolo ospitaliero arrivò al punto di compilare cambiali, ma nonostante ciò "la cassa dell'ospedale continuava ad essere vuota, complici la generale crisi europea provocata dalla Guerra dei Trent'anni e la terribile pandemia di peste del 1630". (segue)

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