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Santander condannato a risarcire Orcel con 68 milioni per mancata nomina

La banca spagnola fece marcia indietro per il bonus Ubs da 35 mln ma secondo un giudice di Madrid il contratto era valido. Il gruppo annuncia ricorso

Santander condannato a risarcire Orcel con 68 milioni per mancata nomina
10 dicembre 2021 | 13.31
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E' un maxi risarcimento da 68 milioni di euro quello deciso dal tribunale di primo grado di Madrid nei confronti del Banco Santander che dovrà indennizzare il banchiere italiano Andrea Orcel, oggi all aguida di Unicredit, per la mancato nomina ad amministratore delegato del gruppo. Una sentena 'pesante' contro la quale Santander è intenzionata a presentare ricorso, secondo quanto riportano fonti bancarie all'agenzia Europa Press.

Orcel aveva citato in giudizio Banco Santander due anni fa per la 'marcia indietro' sulla sua nomina, annunciata dal gruppo nel settembre 2018 ma seguita quattro mesi dopo da un ripensamento del consiglio di amministrazione che giudicava insostenibile il pagamento del bonus differito da 35 milioni che il banchiere italiano aveva maturato presso Ubs, banca di cui era alto dirigente e che lasciò per firmare con gli spagnoli. La richiesta iniziale di Orcel era di 112 milioni di euro, ridotti a 76 milioni dopo la nomina in UniCredit nell'aprile scorso.

Il banchiere italiano ha chiesto che il contratto del 24 settembre 2018 sia dichiarato valido e Santander sia condannato a risarcirlo con 17 milioni di premio di costituzione, 35 milioni per l'assunzione di incentivi a lungo termine, 10 milioni per danni morali e reputazionali e l'importo corrispondente a due anni dello stipendio che avrebbe ricevuto da Santander. Per Santander invece la lettera di offerta inviata a Orcel non era un 'contratto valido', in quanto non era stato approvato dal consiglio di amministrazione o dall'assemblea degli azionisti, mentre la nomina era ancora soggetta alla valutazione di idoneità della Banca centrale europea.

Nella sua sentenza il magistrato Javier Sánchez Beltrán ha però sposato la tesi di Orcel e ha condannato Santander al pagamento di un risarcimento di 68 milioni, giudicando "evidente" che la lettera di offerta del 24 settembre 2018 "costituisce un contratto valido e perfetto", poiché contiene l'offerta di una parte, l'accettazione dell'altra, il conseguente consenso di entrambe sulla gestione del rapporto di lavoro. Il giudice ha anche utilizzato per la sua decisione le dichiarazioni rilasciate dalla numero uno di Santander Ana Botín sul suo account Twitter. "Andrea Orcel è stato nominato amministratore delegato del Gruppo Santander con effetto dall'inizio del 2019 (...). È motivo di grande soddisfazione che Andrea Orcel entri a far parte della nostra azienda come amministratore delegato del gruppo", aveva twittato la presidente del gruppo il 25 settembre 2018. Ma la Botìn aveva anche elogiato, in un'intervista a 'Bloomberg' dell'ottobre 2018, l'esperienza che Orcel avrebbe portato al gruppo mentre in un video promozionale si preannunciavano i "cambiamenti al vertice" con la nomina del "nuovo amministratore delegato del Banco Santander".

Secondo il giudice poi il consiglio di amministrazione avrebbe in realtà approvato il contratto, poiché dal verbale dell'assemblea del 25 settembre 2018 risulterebbe come l'offerta economica inviata ad Orcel avesse l'approvazione del Comitato Retribuzioni e che il Cda avrebbe deliberato all'unanimità di nominarlo per cooptazione membro del Consiglio e amministratore delegato della banca, nomina che avrebbe dovuto essere ratificata nella prima assemblea generale degli azionisti per poi diventare effettiva dopo l'autorizzazione della Bce. Peraltro, la stessa Botìn a settembre 2018 avrebbe informato il comitato nomine che sia la Bce che la Banca di Spagna avevano comunicato informalmente di non avere obiezioni alla nomina del banchiere italiano.

Sottolineando che la lettera di offerta non contiene alcun riferimento all'approvazione della nomina da parte dell'assemblea degli azionisti, il giudice ha così dichiarato valido e perfezionato il contratto del 24 settembre 2018 giudicando la marcia indietro della banca "unilaterale e immotivata".

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