Lo scrittore e saggista messicano Federico Campbell, autore di storie di vita quotidiana tra speranze e disperazioni, e' morto all'eta' di 72 anni in un ospedale di Citta' del Messico per complicazioni legate ad un virus dell'influenza.
Nato il 1 luglio 1941 a Tijuana, Campbell si e' ispirato proprio alla citta' dello stato messicano della Bassa California per ambientare i suoi racconti e i suoi romanzi. Tra di essi figura la raccolta di racconti ''Tijuanenses'', pubblicata nel 1995 dall'University of California Press. ''Storie di Tijuana'' e ''Tempi di Tijuana'' sono altri titoli, che narrano le gesta di una banda di ragazzi adolescenti negli anni '50, che si fanno chiamare Pegasos, che passano le loro giornate vagando, bevendo, cantando canzoni di Fats Domino o ascoltando a una radio di San Diego Presley Elvis.
Campbel e' stato traduttore dei libri di Leonardo Sciascia in Messico ed ha tradotto anche autori inglesi ed americani. Autore di numerosi libri e inchieste giornalistiche, in Italia e' noto in particolare per il saggio ''Padre e memoria'', tradotto nel 2011 dall'editore Ipermedium. Prendendo spunto da alcuni scritti sul rapporto tra la figura paterna e il processo di scrittura, Campbell propone suggestive riflessioni su molteplici temi di grande interesse relativi a questo fenomeno, concentrandosi sul tema della memoria e sui suoi intimi legami con l'arte della narrazione, la costruzione dell'identita', la neurofisiologia, la storia, la psicoanalisi, la biologia, la musica.
