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Scuola, sindacati all'attacco: "Senza investimenti non si riparte"

24 giugno 2020 | 17.19
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Flc Cgil domani in piazza. Uil: "Si vuole aprire alla privatizzazione". Gilda: "Misure inadeguate e pericolose"

(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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Sindacati della scuola bocciano senza appello il piano del Miur per la ripartenza dell'anno scolastico. La Flc Cgil domani sarà in piazza per partecipare alla mobilitazione indetta dal Comitato 'Priorità scuola' che vedrà lavoratori, studenti, cittadini in oltre 60 città, dalla Valle d'Aosta alla Sicilia, per chiedere che la ripartenza del sistema pubblico di istruzione sia al centro degli investimenti e delle scelte politiche dell'esecutivo. "Una necessità ancora più urgente - afferma il sindacato di Corso d'Italia - alla luce delle Linee guida per la ripartenza presentate in queste ore dal ministero dell'Istruzione; un testo che non prevede alcuna risorsa aggiuntiva e che non si fa carico della progettualità politica della ripartenza, decentrando l'affidamento delle responsabilità, ipotizzando la privatizzazione ed esternalizzazione di parte dell'orario scolastico, riproponendo la generalizzazione della didattica a distanza".

Fortemente critica anche la Uil che accusa il governo di aprire la strada alle privatizzazioni. "Il piano per la ripartenza presentato dal ministero - afferma il segretario generale Uil scuola, Pino Turi - si basa su principi di sussidiarietà verticale e orizzontale che indeboliscono la funzione affidata alle scuole statali del Paese. Lo dicessero chiaramente - attacca Turi - con questo patto si vuole aprire alla privatizzazione della scuola italiana. L’idea che, alla cura dei bisogni collettivi e delle attività di interesse generale provvedono direttamente i privati cittadini, attraverso non meglio individuati 'patti educativi di comunità' è cosa profondamente diversa dal sistema nazionale di istruzione statale".

"La scelta politica - incalza - è quella di non investire sulla scuola, che dovrà cavarsela con ciò che ha e su ciò che riesce a recuperare dal volontariato e dagli Enti locali che diventeranno i gestori, di fatto, della scuola". "Il piano - sintetizza Turi - si basa su una scommessa: che il virus scompaia da solo. Il piano B è la didattica a distanza. La scuola non potrà ripartire - conclude -se non ci saranno investimenti finanziari finalizzati a modificare il numero di alunni per classe, all’istituzione di presidi medici per affrontare e gestire eventuali episodi epidemici, a garantire il numero dei docenti e dei collaboratori scolastici che hanno la responsabilità professionale, molto più dei volenterosi di turno, di questa nuova fase".

Di misure "inadeguate e pericolose, specchio della solita repubblica delle chiacchiere e delle scartoffie inutili" parla anche Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti. “Il piano elaborato da viale Trastevere – afferma il leader della Gilda – risulta del tutto inadeguato a garantire che il rientro in aula tra due mesi avvenga in sicurezza". E sottolinea come "continuando a delegare alle singole scuole le decisioni circa le strategie da adottarsi" il piano "mina gravemente l’unitarietà degli ordinamenti e del sistema scolastico garantita dalla Costituzione e il valore legale del titolo di studio".

Per Di Meglio, all’inadeguatezza del piano scuola, che si potrebbe superare soltanto individuando e assegnando altri spazi alle attività didattiche e assumendo più insegnanti, si associa un aspetto di pericolosità laddove si parla di aperture ai privati e agli enti del terzo settore ai quali, in ossequio a un principio di sussidiarietà sbandierato a uso e consumo di un’Amministrazione incapace di assolvere ai propri compiti, verrebbero affidate attività integrative alla didattica.

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