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Rcs: soci al lavoro, si complica scelta direttore Corriere

Si complica la scelta del nuovo direttore del Corriere della Sera, nodo che i grandi azionisti di Rcs Mediagroup speravano di risolvere entro lunedì prossimo. Ora, mentre pare caduta l'opzione Mario Calabresi, l'individuazione del prossimo responsabile del giornale di via Solferino si fa più difficile. Mentre la lista di maggioranza sembra essersi consolidata, ora si apre il nodo delle liste di minoranza.

Si complica la scelta del nuovo direttore del Corriere (Infophoto).
Si complica la scelta del nuovo direttore del Corriere (Infophoto).
26 marzo 2015 | 21.27
LETTURA: 6 minuti

di Tommaso Gallavotti

Si complica la scelta del prossimo direttore del Corriere della Sera, mentre continuano i contatti tra i soci di Rcs Mediagroup, in vista della scadenza di lunedì prossimo, 30 marzo, venticinquesimo giorno prima dell'assemblea convocata per il 23 aprile e termine ultimo per depositare le liste dei candidati a far parte del prossimo consiglio di amministrazione della società editoriale. E si apre il capitolo delle liste di minoranza, che potranno essere una o due, per assegnare gli altri tre posti nel board. E, se l'obiettivo dei grandi azionisti era quello di arrivare a lunedì con almeno una rosa di nomi per il prossimo direttore del Corriere della Sera, ora pare più difficile che il consenso si coaguli su un nome entro lunedì prossimo.

Sulla lista di maggioranza, affinata da Mediobanca e che avrebbe ottenuto la convergenza del presidente di Fca John Elkann e del presidente della Tod's Diego Della Valle, che in passato hanno avuto più di un contrasto, c'è da registrare un parziale smarcamento della famiglia Rotelli, ieri data per allineata alla lista a sei che registra una larga convergenza tra gli altri principali soci (la principale eccezione è l'editore Urbano Cairo, che ha già messo in chiaro le sue critiche alla gestione dell'ad Pietro Scott Jovane).

Fonti vicine alla famiglia che possiede il gruppo ospedaliero San Donato spiegano che i Rotelli non hanno alcuna posizione in merito e sono neutrali al riguardo. Si vedrà in assemblea se si tratta di una posizione negoziale oppure di qualcosa di più.

I nomi individuati per la lista di maggioranza, spiegano fonti vicine alla situazione, restano il presidente della Fieg Maurizio Costa, l'amministratore delegato uscente e riconfermando Pietro Scott Jovane, il fondatore di Banca Leonardo Gerardo Braggiotti, il Ceo di Virgin Media Tom Mockridge (scelto come ad dal tycoon americano John Malone, presidente di Liberty Global, considerato un rivale di Rupert Murdoch, per il cui gruppo Mockridge pure ha lavorato in passato), l'ad di Carta Sì Laura Cioli e Teresa Cremisi (confermata).

Tutti consiglieri di spessore, con esperienze diversificate, che secondo chi li voterà hanno lo standing necessario a fare le scelte opportune senza essere 'teleguidati' dall'esterno, essendo in grado di decidere autonomamente, nell'esclusivo interesse della società. La lista registra il consenso anche di Finsoe (Unipol), socio al 4,6%, di Intesa SanPaolo (4,17%), con il presidente Giovanni Bazoli, e della Pirelli (4,43%) con Marco Tronchetti Provera.

Se i giochi sulla lista di maggioranza, stando a quanto trapelato finora, sembrano fatti, si aprono ora quelli per gli altri tre posti in consiglio, appannaggio delle minoranze. Urbano Cairo, azionista al 3,66% (ma si dice che abbia incrementato la propria quota), dovrà decidere se presentare una propria lista, in aggiunta a quella che potrebbe proporre Assogestioni. E' probabile, a quanto si apprende, che Cairo, uomo molto abile nelle trattative, si prenda tutto il tempo disponibile prima di decidere se procedere con una propria lista o meno, calcolando le possibilità di riuscire ad ottenere un posto nel board.

Il meccanismo tracciato dallo statuto prevede che i voti ottenuti da ciascuna delle liste di minoranza siano "divisi successivamente per uno, due o tre, secondo il numero progressivo degli amministratori da eleggere. I quozienti così ottenuti saranno assegnati progressivamente ai candidati di ciascuna delle liste, secondo l'ordine dalle stesse previsto. I quozienti così attribuiti ai candidati delle varie liste verranno disposti in un'unica graduatoria decrescente. Risulteranno eletti coloro che avranno ottenuto i quozienti più elevati". Insomma, bisognerà lavorare con la calcolatrice.

Gli investitori istituzionali, coordinati dal Comitato gestori di Assogestioni, potrebbero presentare una lista di minoranza: non è ancora sicuro che lo facciano, perché bisogna verificare se hanno il quorum necessario, il 2,5% del capitale. Entro domani si dovrebbe sapere se il quorum è considerato acquisito oppure no.

Insieme alle liste, resta da risolvere il nodo principale, quello del prossimo direttore del Corriere della Sera. Caduta, a quanto trapela, la candidatura di Mario Calabresi della Stampa, che non avrebbe incontrato il consenso di tutti i soci malgrado abbia sulla carta tutti i numeri del caso, la questione si complica. Trovare un profilo adatto al compito e che metta d'accordo tutti è un'impresa tutt'altro che facile ed è probabile che i soci si prendano ancora qualche settimana.

Per chi segue la società sul mercato, comunque vada, il rinnovo del consiglio di amministrazione conta relativamente. Il punto, spiega un analista del settore media, è che se i soci principali avessero ricapitalizzato fin dall'inizio in misura maggiore, l'attuale management, che "ha ben operato nell'ambito del mandato ricevuto", potrebbe concentrarsi un po' di più sul core business, "senza dover pensare tutti i giorni a quali asset cedere" per rispettare i covenant sull'indebitamento.

La cessione di Rcs Libri, in quest'ottica, non sarebbe strettamente necessaria, visto che ci sono altri asset che il management potrebbe alienare con successo per fare cassa, come i multiplex in Spagna e le radio.

Tuttavia, non è così vero che il business di Rcs, amputato dei libri, diverrebbe eccessivamente ciclico, poiché anche l'area Sport ed Eventi ha una certa resilienza rispetto agli alti e bassi del ciclo economico, che invece incide nella carne viva dell'attività editoriale, attraverso la raccolta pubblicitaria. Il problema principale, tuttavia, è che ci si aspettava la ripresa in Italia già l'anno scorso, ma questa non è ancora arrivata. Se quest'anno l'economia italiana si riprenderà, allora le cose si faranno più agevoli anche per il management e per il nuovo board di Rcs Mediagroup. E forse anche per il direttore del Corriere della Sera.

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