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Visco: "tagli tasse solo se sostenibili, senza Ue Italia più povera"

31 maggio 2019 | 18.12
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Visco:

Attenzione a manovre in deficit, che possono dare solo sollievi immediati per poi rivelarsi, invece, controproducenti. E attenzione a tagli di entrate o aumenti di spesa senza un quadro di sostenibilità. Non è questa la strada che un Paese in affanno, come l'Italia, che fatica a riprendersi dalla doppia recessione, deve imboccare per rimettersi su un binario di solida crescita e sviluppo stabile. Né si può pensare che questo avvenga senza la Ue perché "saremmo stati più poveri senza l'Europa, lo diventeremmo se dovessimo farne un avversario". E' un monito a tutto campo quello che il Governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, affida alle sue Considerazioni finali dal palco dell'assemblea dell'Istituto di Palazzo Koch.

Un messaggio che risuona ancora più forte, oggi, non solo alla luce della doccia fredda che arriva dall'Istat, che rivede a un risicato +0,1% la crescita del pil del primo trimestre, e dello spread in forte rialzo ma con i severi riflettori di Bruxelles puntati sui conti pubblici italiani.

Su questo fronte, per Visco, non ci sono scorciatoie. "Limitarsi alla ricerca di un sollievo congiunturale mediante l’aumento del disavanzo pubblico può rivelarsi poco efficace, addirittura controproducente qualora determini un peggioramento delle condizioni finanziarie e della fiducia delle famiglie e delle imprese", avverte. "Il rischio di una 'espansione restrittiva' non è da sottovalutare", incalza, visto che "l’effetto espansivo di una manovra di bilancio può essere più che compensato da quello restrittivo legato all’aumento del costo dei finanziamenti per lo Stato e per l’economia".

"Aumenti della spesa pubblica o riduzioni di entrate vanno inseriti in un quadro che ne garantisca la sostenibilità finanziaria e ne precisi intenti, priorità e fonti di finanziamento", dice ancora Visco sottolineando come nella composizione dei conti pubblici "uno spazio più ampio andrebbe destinato, più che a sussidi e trasferimenti, ai programmi maggiormente in grado di stimolare l’attività economica". E questi "andrebbero accompagnati da misure volte al contenimento delle distorsioni indotte dalla tassazione, in particolare nel mercato del lavoro, e a potenziare l’azione di contrasto all’evasione", afferma Visco richiamando la necessità di un'ampia riforma fiscale.

Se l'Italia ancora fatica a riprendersi dalla doppia recessione, è perché, spiega Visco nella sua analisi, "paga il prezzo di un contesto che, per qualità dei servizi pubblici e rispetto delle regole, è poco favorevole all’attività imprenditoriale". Il Paese "risente di un ritardo tecnologico grave, frutto di una struttura produttiva frammentata e sbilanciata verso aziende che trovano difficoltà a crescere e a innovare. Subisce il peso delle distorsioni prodotte dall’evasione fiscale e quello del debito pubblico, che rende più costosi i finanziamenti per le famiglie, per le imprese e per le banche, oltre che per lo stesso Stato".

E sbagliato è attribuire le colpe della debolezza della crescita all'Unione europea e all'euro. "Quasi tutti gli altri Stati membri hanno fatto meglio di noi", sapendo reagire meglio al cambiamento tecnologico e all'apertura dei mercati a livello globale. "Le esitazioni nel processo di riduzione degli squilibri nei conti pubblici hanno compresso i margini per le politiche volte alla stabilizzazione macroeconomica e a innalzare durevolmente la crescita. Sta a noi maturare la consapevolezza dei problemi e affrontarli, anche con l’aiuto degli strumenti europei. Altri hanno saputo farlo in modo efficace", dice Visco a chiare lettere.

"Serve uno sforzo corale, la partecipazione di tutti, lungo una direzione di marcia che la politica deve indicare con chiarezza", sottolinea Visco. Il quale, last but not least, nelle ultime battute della sua relazione torna a parlare di Europa.

"Al completamento dell’Unione dobbiamo partecipare con responsabilità, in modo costruttivo e senza pregiudizi, per contribuire a rafforzarne le istituzioni, per il benessere di tutti. Devono essere chiare le responsabilità da condividere, gli obiettivi da perseguire, gli strumenti da utilizzare, nella consapevolezza che, anche per chi risparmia, investe e produce, 'le parole sono azioni' e che 'nell’oscurità le parole pesano il doppio'", dice Visco il Governatore, citando, rispettivamente, un "grande filosofo", Ludwig Wittgenstein, e un "grande scrittore", Elias Canetti.

Di qui l'appello finale: "La lungimiranza dimostrata da chi ha eretto le fondamenta del progetto europeo deve tornare a guidare le azioni di oggi. È indispensabile per garantire un futuro di pace e di prosperità alle prossime generazioni".

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