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Lavoro: Simoncini, giovedì incontro di Regioni con Boschi su ddl Riforme

12 gennaio 2015 | 15.24
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L'assessore toscano a Labitalia: 'Preoccupazione per la norma che affida a Stato politiche attive e formazione'.

Gianfranco Simoncini
Gianfranco Simoncini

"Giovedì una delegazione delle Regioni italiane, composta dal presidente Chiamparino, da me e da altri rappresentanti, incontrerà il ministro Maria Elena Boschi per chiedere modifiche al testo del disegno di legge costituzionale, in materia di politiche attive del lavoro, e in generale per un confronto sul ruolo assegnato alle Regioni". Lo annuncia a Labitalia Gianfranco Simoncini, assessore toscano al Lavoro e alle Attività produttive, che ricopre anche il ruolo di coordinatore dell'area Lavoro nella Conferenza delle Regioni.

Simoncini ricorda che "l'incontro è stato chiesto dalle Regioni con una lettera che Chiamparino ha inviato al governo, dopo che la commissione Affari costituzionali, nella predisposizione del testo per l’Aula, ha approvato con un vero e proprio blitz -evidenzia Simoncini- una modifica all’articolo 117 della Costituzione, che riconduce in capo allo Stato la piena competenza in materia di tutela e sicurezza del lavoro e, cosa ancor più grave, in materia di politiche attive del lavoro”.

Nelle Regioni, spiega l'assessore toscano, "c'è molta preoccupazione perchè questo significherebbe, ad esempio, privare i territori degli strumenti adeguati, come le politiche attive e la formazione, per affrontare le crisi aziendali".

Inoltre, ricorda Simoncini, questa modifica "rappresenta una rottura profonda nel percorso di riordino dei servizi per il lavoro: grave anche perchè era in atto un confronto positivo che aveva trovato un punto di equilibrio al Senato, e anche nei colloqui in atto tra le Regioni e il ministro Poletti, che nell'incontro ufficiale del 30 luglio aveva detto di condividere l'ipotesi di assegnazione alle Regioni del personale provinciale dei servizi per il lavoro".

"Ipotizzare una competenza esclusiva sulle politiche attive del lavoro in capo allo Stato -rimarca Simoncini- rappresenta un ritorno a un passato che nessuno rimpiange e rischia di determinare una cesura tra le politiche attive del lavoro, di esclusiva competenza dello Stato, e la formazione, di esclusiva competenza regionale".

"Un quadro di riordino del sistema che superi l'eccessiva frantumazione dei servizi (le 102 province) -osserva l'assessore- non può portare a una nuova centralizzazione degli interventi che non tiene conto della profonda differenza dei mercati del lavoro locali".

"Trento, Firenze o Palermo -prosegue- devono certo offrire ai propri cittadini pari opportunità e diritti nell'accesso ai servizi per il lavoro, ma non si possono ignorare le situazioni profondamente diverse, che richiedono interventi articolati e diversificati per le singole realtà. Interventi che non possono trovare risposta in una neocentralizzazione dei servizi".

C'è poi un ulteriore elemento che aggiunge confusione, ed è la relazione di quanto previsto dal ddl Boschi con il Jobs Act. "In questi mesi nel rispetto del quadro costituzionale esistente e delle ipotesi di modifica costituzionale approvata dal Senato che prevedeva che lo Stato definisse le 'disposizioni generali e comuni per la tutela e sicurezza del lavoro', si era lavorato per disegnare un Servizio nazionale per il lavoro articolato in un'Agenzia nazionale e in Agenzie regionali responsabili della gestione dei servizi", ricorda Simoncini.

Nel Jobs Act si parla infatti di un'Agenzia nazionale del lavoro che "potrebbe riassumere in sé -spiega Simoncini- le funzioni di Italia Lavoro e definire uno stretto collegamento con l'Inps".

Architrave del sistema del lavoro sarebbero inoltre, dice, "le Agenzie regionali responsabili della gestione dei servizi, nel rispetto della programmazione delle Regioni che regolano e organizzano gli interventi".

"Le Agenzie territoriali, una volta definiti a livello nazionale gli standard e gli obiettivi da perseguire, programmano e attuano gli interventi inerenti il mercato del lavoro e l’occupazione, in modo da renderli coerenti con le caratteristiche dei sistemi produttivi locali e le dinamiche domanda-offerta di lavoro territoriali", aggiunge.

"Questo è il sistema del lavoro in cui crediamo -dice Simoncini- e forse il legislatore nazionale, più che lanciarsi in interventi improvvisati sulle competenze costituzionali, dovrebbe affrontare il nodo delle risorse necessarie per il riassetto e il rilancio dei servizi per l'impiego, a partire dal tema centrale delle modalità attraverso le quali risorse di bilancio e risorse umane delle Province saranno trasferite ai nuovi gestori dei servizi, superando la situazione di profonda incertezza che da tempo vivono questi lavoratori".

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