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'Fuorilegge' il mare del Lazio, litorale bocciato da Legambiente e Coou

01 luglio 2014 | 15.30
LETTURA: 7 minuti

Le acque analizzate da Goletta Verde hanno evidenziato la presenza di scarichi non depurati adeguatamente con presenze di valori di escherichia coli e enterococchi intestinali ben al di sopra dei valori consentiti dalla normativa vigente

Sui 24 campionamenti effettuati lungo i 329 km del litorale laziale, ben 18 (cioè il 75%) presentano un'altissima concentrazione di inquinamento microbiologico. Le acque analizzate dal laboratorio mobile di Legambiente hanno evidenziato la presenza di scarichi non depurati adeguatamente con presenze di valori di escherichia coli e enterococchi intestinali ben al di sopra dei valori consentiti dalla normativa vigente, in particolare per i prelievi effettuati in prossimità di foci di fiumi, torrenti e canali. Per 13 dei 18 punti critici riscontrati, il giudizio è addirittura di ''fortemente inquinato''.

E' la fotografia scattata dalla campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio e all'informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane, realizzata anche grazie al contributo del Coou, il Consorzio obbligatorio degli oli usati, che in questi giorni ha fatto tappa nel Lazio. Dati alla mano, per l'associazione non solo non è stato fatto alcun passo avanti rispetto allo scorso anno, ma la situazione è addirittura peggiorata. Legambiente chiede quindi che Regione e amministrazioni comunali si attivino immediatamente per risolvere questo grave deficit depurativo e non compromettere ulteriormente la stagione estiva che è appena iniziata.

Anche nel caso del Lazio, l'attenzione è stata focalizzata soprattutto alle foci e in tratti ''sospetti'' segnalati dai cittadini, attraverso il servizio Sos Goletta (www.legambiente.it/sosgoletta). I prelievi e le analisi di Goletta Verde sono stati eseguiti il 13 e il 14 giugno, quando il carico antropico delle aree costiere è minore rispetto a luglio e agosto. Un dato che preoccupa perché è prevedibile, quindi, un peggioramento durante l'alta stagione.

I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, escherichia coli) e vengono determinati inquinati i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e fortemente inquinati quelli che superano di più del doppio tali valori. Addirittura 12 dei 13 prelievi effettuati nella provincia di Roma hanno evidenziato cariche di inquinanti ben al di sopra dei limiti consentiti dalla legge.

Per 10 di questi punti il giudizio è di ''fortemente inquinato''. Il primo è quello nel comune di Santa Marinella (alla foce del canale sul Lungomare Pirgy in località Santa Severa), dove nei giorni scorsi gli attivisti di Legambiente hanno messo in atto un'azione di protesta per chiedere alle autorità di risolvere l'immissione nelle acque del mare di reflui urbani non depurati da alcuni tubi presenti sulla spiaggia.

''Fortemente inquinanti'', così come lo scorso anno, i prelievi effettuati a Marina di Cerveteri (alla foce del fosso Zambra); a Ladispoli (foce Rio Vaccina); a Fiumicino (foce Canale dei Pescatori); a Roma-Ostia (foce del fiume Tevere); nei due punti analizzati a Pomezia, entrambi a Torvajanica (alla foce canale altezza via Filadelfia e alla foce canale all'altezza di via Siviglia); a Ardea (foce del fosso Grande).

Rispetto allo scorso anno i tecnici hanno analizzato anche due nuovi punti, anche questi giudicati ''fortemente inquinati'': ad Anzio (Lido dei Gigli alla foce del fosso Cavallo Morto - Lungomare delle Sterlizie) e a Nettuno (nella spiaggia a destra della foce del fosso Loricina). Giudicati ''inquinati'' invece gli altri due punti di prelievo effettuati a Roma-Ostia (Foce canale spiaggia presso cancello n.1) e a Ladispoli (foce fiume Statua). Unico punto risultato con valori di inquinanti nella norma, nella provincia di Roma, è stato quello alla spiaggia a sinistra della foce del Rio Torto a Pomezia.

Due i prelievi effettuati in provincia di Viterbo: uno "fortemente inquinato" (alla foce del fiume Marta, località Lido di Tarquinia) e uno nella norma (a Montalto Marina, foce del fiume Fiora). In provincia di Latina sui 9 campioni prelevati 5 sono risultati con una carica batterica elevata. A San Felice a Circeo e a Gaeta sono stati effettuati due prelievi: per entrambi è risultata fortemente inquinata l'acqua prelevata alla foce di due torrenti (il torrente Vittoria a San Felice Circeo e il torrente Longato a Gaeta); nella norma quella prelevata nelle spiagge limitrofe.

''Inquinate'', inoltre, le acque prelevate nella spiaggia di Gianola a Formia (spiaggia presso Rio Santacroce) e a Marina di Minturno (alla foce del fiume Garigliano). Entro i limiti di legge, infine, gli inquinanti riscontrati a Terracina (foce del canale Sisto, in località San Vito) e a Fondi (foce canale Sant'Anastasia).

Proprio sulla depurazione l'Unione Europea ha avviato quest'anno una procedura di infrazione ai danni dell'Italia per il mancato rispetto della direttiva comunitaria sul trattamento delle acque reflue urbane (dopo le due condanne a carico del nostro Paese), che coinvolge anche sei agglomerati urbani laziali: Roma (con 2milioni 768mila abitanti equivalenti), Anagni (20.267 a.e.), Fontana Liri - Arce (9mila a.e.), Monte San Giovanni Campano (9.100 a.e.), Orte (7.500 a.e.) e Piglio (4.800 a.e). Questi agglomerati risultano non conformi all'art.4 in quanto non è stato dimostrato che tutto il carico generato riceve un adeguato trattamento secondario.

''Il nostro Paese, dove gli scarichi del 22% della popolazione non vengono adeguatamente trattati, vive un vero deficit depurativo e il Lazio rispecchia in pieno questa emergenza - dichiara Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente - Non va meglio neanche sul fronte dell'informazione ai cittadini. La vigente direttiva sulle acque di balneazione impone, infatti, ai Comuni di divulgare l'informazione sulla qualità dei singoli tratti di mare, secondo la media degli ultimi quattro anni di prelievi (qualità scarsa, sufficiente, buona, eccellente). Eppure in nessuno dei punti campionati, né nelle immediate prossimità, i nostri tecnici hanno trovato traccia della cartellonistica informativa".

''Lo scorso anno avevamo chiesto di affrontare con urgenza il problema della depurazione - aggiunge Roberto Scacchi, direttore di Legambiente Lazio - Ciò non è ancora avvenuto e oggi riscontriamo addirittura un aumento dei punti critici, alle foci dei fiumi e dei torrenti, ma anche in alcune spiagge, su canali che passano nel bel mezzo degli ombrelloni".

Legambiente ha inviato questa mattina il dettaglio delle analisi effettuate ai comuni interessati dai prelievi, a Regione ed enti preposti. "Per salvare i nostri fiumi, il nostro mare e le nostre coste, la Regione investa seriamente sul Piano di Tutela delle Acque e per realizzare gli interventi necessari - aggiunge Scacchi - Oltre al carico antropico sulla costa, sono infatti da affrontare tutte le situazioni di mancata depurazione dell'entroterra che, immancabilmente arrivano in mare. Si devono attivare le politiche che guardano al futuro nell'ottica della sostenibilità: una su tutte l'istituzione finalmente, del Parco Fluviale del Tevere, vera svolta per il rilancio territoriale complessivo del Lazio''.

Anche quest'anno il Consorzio obbligatorio degli oli usati, che da 30 anni si occupa della raccolta e del riciclo dell'olio lubrificante usato su tutto il territorio nazionale, è main partner della storica campagna estiva di Legambiente. ''La difesa dell'ambiente, e del mare in particolare, rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione'', spiega Antonio Mastrostefano, direttore della Comunicazione del Coou. L'olio usato si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli di ciascun cittadino.

''Se eliminato in modo scorretto - aggiunge Mastrostefano - questo rifiuto pericoloso può danneggiare l'ambiente in modo gravissimo: 4 kg di olio usato, il cambio di un'auto, se versati in mare inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche''. A contatto con l'acqua, l'olio lubrificante usato crea una patina sottile che impedisce alla flora e alla fauna sottostante di respirare. Lo scorso anno nel Lazio il Coou ha raccolto 10.252 tonnellate di olio usato (6.548 in provincia di Roma, 1.533 a Frosinone, 1.373 a Latina, 593 a Viterbo e 205 a Rieti) evitandone così lo sversamento nell'ambiente.

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