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Animali: quelli sequestrati e confiscati tra vuoti normativi e di finanziamenti

03 marzo 2017 | 12.55
LETTURA: 4 minuti

(Foto tratta dal Rapporto Zoomafie Lav)
(Foto tratta dal Rapporto Zoomafie Lav)

Animali sequestrati e confiscati, che fine fanno? Il codice penale, trattati internazionali, direttive comunitarie e leggi in materia di traffico di animali esotici, fauna selvatica, sperimentazione, circhi, zoo, animali domestici, prevedono specifici impegni di tutela degli animali, selvatici e domestici, in capo allo Stato, che da anni ha assunto l’impegno culturale e l’obbligo materiale di averne cura, direttamente o indirettamente.

Impegni disattesi, mai tradotti in specifiche norme né in finanziamenti adeguati. Lo denunciano le nove associazioni firmatarie della Carta di Roma per il recupero degli animali salvati non a fini di lucro, che chiedono una Strategia nazionale complessiva in 12 punti, tra cui il sostegno ai centri e 'Santuari' per animali che svolgono una riconosciuta funzione di utilità pubblica, con innovativi strumenti già utilizzati in campo ambientale.

Carta inviata oggi, in occasione del World WildLife Day (la giornata internazionale della natura indetta dalle Nazioni Unite), al presidente Paolo Gentiloni, ai ministri dell’Ambiente Gian Luca Galletti, della Salute Beatrice Lorenzin e al presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome Stefano Bonaccini.

I firmatari (Enpa, Il Rifugio degli asinelli, Italian Horse Protection, Lav, Legambiente, Lega nazionale per la difesa del cane, Lipu-BirdLife Italia, Rete dei santuari di animali liberi in Italia, Wwf Italia) denunciano il ritardo dello Stato nella cura, tutela e gestione degli animali e chiedono un incontro per confrontarsi sulle azioni proposte nella Carta.

“È necessario - fanno sapere le associazioni - un nuovo quadro normativo per il riconoscimento e la promozione dei centri di recupero e i santuari degli animali, tutelando e rendendo effettiva la loro funzione di interesse collettivo”.

Nel frattempo, il numero di animali sequestrati e confiscati negli ultimi 10 anni è aumentato. I dati delle Procure della Repubblica indicano che in Italia, solo per maltrattamento, nel 2013 sono stati aperti oltre 8.000 fascicoli, dai quali si stimano non meno di 27mila animali sequestrati. Sempre nel 2013, i dati dei Servizi Veterinari delle Aziende sanitarie stimano non meno di 25mila animali selvatici ricoverati.

"In alcuni casi, lo Stato ha preferito reimmettere, nel circuito commerciale dello sfruttamento, gli animali ad esso appena sottratti, in aperta antitesi alle normative di tutela che lo Stato medesimo dovrebbe applicare", denunciano le associazione, portando come esempio quello degli animali esotici confiscati ai circhi e riallocati presso zoo, o il caso di animali da reddito sequestrati e dati ad altre aziende zootecniche per la produzione.

"Oppure - continuano le associazioni - ancora oggi accade che gli animali, una volta posti sotto sequestro, per assenza di strutture di accoglienza siano lasciati agli indagati". Le strutture di cura, recupero e per la lunga degenza sono infatti poche e con scarsi aiuti e lo Stato non ha finora espresso la volontà di elaborare una strategia di intervento mentre i pochi strumenti in vigore sono falliti, come il Fondo nazionale per il reimpiego delle sanzioni per i maltrattamenti.

I rappresentanti delle associazioni firmatarie si sono incontrati oggi presso il Centro di Recupero della Fauna Selvatica di Roma gestito da Lipu-BirdLife Italia, un luogo emblematico poiché vive giornalmente il vuoto normativo e i ritardi da parte delle istituzioni competenti, nonché l’assenza cronica di risorse economiche.

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