Morto Gianni Melidoni, il decano dei cronisti sportivi: aveva 90 anni

Assunto a 20 anni al Messaggero di Roma, di cui fu per alcuni anni anche vicedirettore, aveva seguito ben 11 Olimpiadi ma la sua passione era il calcio

Gianni Melidoni - (Ipa)
Gianni Melidoni - (Ipa)
22 dicembre 2025 | 13.36
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Morto a 90 anni Gianni Melidoni, decano dei giornalisti sportivi. Assunto a 20 anni al Messaggero di Roma, di cui fu per alcuni anni anche vicedirettore, aveva seguito ben 11 Olimpiadi ma la sua passione era il calcio, a cominciare dal racconto dello scudetto della Lazio di Maestrelli nel 1974 e della Roma di Liedholm nel 1983. Fu anche uno dei volti del successo del Processo di Aldo Biscardi, dove portò la sua verve polemica a difesa delle squadre della Capitale. I funerali si svolgeranno martedì 23 dicembre, alle ore 9.30 nella chiesa di Santa Chiara, in piazza dei Giuochi Delfici, a Roma.

La carriera

Assunto a soli 20 anni a "Il Messaggero", testata alla quale rimase legato per gran parte della carriera, fu per 23 stagioni capo dello sport e ricoprì anche l'incarico di vicedirettore. Negli ultimi anni di attività professionale lavorò a "Il Tempo".

Nel suo lungo cursus professionale Melidoni seguì undici Olimpiadi, ma il calcio rappresentò il cuore della sua attività: raccontò lo scudetto della Lazio di Tommaso Maestrelli nel 1974 e quello della Roma di Nils Liedholm nel 1983, diventando un punto di riferimento per i tifosi della Capitale. Celebri le sue battaglie polemiche contro i club del Nord e, soprattutto, quella contro il commissario tecnico Enzo Bearzot per la mancata convocazione di Roberto Pruzzo ai Mondiali del 1982.

Fu anche uno dei protagonisti televisivi del successo del Processo di Aldo Biscardi, dove portò la sua verve polemica e la difesa appassionata delle squadre romane, contribuendo a rendere il programma un appuntamento centrale del dibattito calcistico italiano.

Soprannominato "il principe dei giornalisti sportivi" per lo stile brillante e la forte personalità, Melidoni iniziò a scrivere giovanissimo: il primo articolo lo firmò a 14 anni. Scriveva a mano, dettando poi i pezzi, e ha sempre rivendicato un'idea di giornalismo fondata sull'indipendenza di giudizio e sulla competenza.

Profondamente legato alla famiglia, alla fede e al nuoto, che praticava quotidianamente fino a tarda età, lascia la moglie Mariolina, sei figli (Antonio, Rita, Elisabetta, Laura, Elena e Giorgio) e numerosi nipoti. In una delle sue ultime interviste aveva detto di voler essere ricordato semplicemente "come una persona per bene". (di Paolo Martini)

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