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Spread ancora giù, rendimenti Btp mai così bassi

28 agosto 2019 | 17.16
LETTURA: 3 minuti

Per la prima volta sotto 1%, piace nuovo Governo ma non solo

Spread ancora giù, rendimenti Btp mai così bassi

di Vittoria Vimercati

Mai così bassi i rendimenti dei Btp. Segno delle aspettative e della fiducia dei mercati per una soluzione alla crisi di Governo che eviti all'Italia di ripiombare in una campagna elettorale nel pieno delle scadenze per la stesura della nuova legge di bilancio.

Il rendimento del decennale italiano, che fino a un anno fa era stabile sopra il 3%, mercoledì 28 agosto è sceso per la prima volta nella sua storia sotto l'1%, al minimo storico dello 0,972%, per poi chiudere a 1,03%, con spread a 175 punti, ai minimi da maggio 2018.

Il precedente record per il rendimento del decennale era stato agosto 2016, quando si era attestato all'1,04%. La prospettiva di un Governo M5S-Pd guidato da Giuseppe Conte, che metta all'angolo le spinte antieuropeiste della Lega, sta contribuendo a raffreddare i rendimenti in Italia, ma non c'è solo questo a spiegare l'andamento delle curve.

Il trend non è limitato alla piazza finanziaria italiana. Gran parte dei rendimenti dei Titoli di Stato a livello europeo - vedi Spagna e Portogallo, ma anche Grecia - si sono ridotti ai minimi, trascinando anche il Btp, finora trattenuto dall'instabilità politica delle ultime settimane. Le cedole si stanno abbassando anche con "il calo delle attese per quanto riguarda inflazione e crescita, insieme alla prospettiva di un nuovo QE della Bce e di tassi di interesse in Europa ancora a lungo negativi", spiega all'Adnkronos il gestore e partner di Anthilia Capital Partners, Giuseppe Sersale.

Anche se incorpora aspettative pessimistiche su crescita e inflazione, la discesa dei rendimenti del Btp al loro minimo storico è "di per sé un fatto molto positivo, soprattutto per le finanze pubbliche, perché consente notevoli risparmi", spiega a sua volta Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte Sim.

L'analista considera un bene il fatto che il Btp italiano possa stare "ancora per un po' sotto i riflettori". In questo contesto di tassi negativi, comincia infatti a essere "merce rara" per il suo rendimento positivo, dal momento che, dice Cesarano, "siamo arrivati a circa 17mila miliardi di dollari investiti in bond con rendimento negativo nel mondo, una cifra record nella storia".

Tra l'altro, fa notare, "lo stesso livello di rendimento che ha toccato oggi il Btp decennale si avvicina alla soglia raggiunta anche marzo 2015, quando arrivò all'1,03% sulla scia del lancio del Qe della Bce. A quell'epoca, però, l'ammontare di bond a tassi negativi era pari a 2.500 miliardi di dollari, un contesto globale radicalmente diverso".

Il motivo per cui le curve si stanno muovendo in questa direzione è legato all'imminente riunione della Bce prevista il 12 settembre, quando la Banca centrale potrebbe lanciare un altro Quantitative easing: "E' sicuramente il motivo principale di questi movimenti", che riguardano non solo l'Italia, ma tutto l'obbligazionario europeo.

Per quanto riguarda l'Italia, invece, "piace l'allentamento della tensione politica e la prospettiva di un Governo amico dei mercati, che possa essere ben accolto dalla Commissione Europea". Detto questo, "mi aspetto che nei prossimi 15-20 giorni il rendimento del decennale scenda ancora sotto la soglia dell'1%, ma i conti si devono fare alla fine, quando la Bce avrà annunciato le sue decisioni".

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