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Mose, Casson: “Già nel 2009 stavano emergendo responsabilità, sarebbero dovuti venire i capelli dritti”

06 giugno 2014 | 09.30
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Il senatore all’Adnkronos: “Denunciavo l’inutilità dell’opera, gli sprechi enormi e la mancanza di trasparenza”. Al via gli interrogatori relativi all’inchiesta che ha portato a 35 arresti. Galan: “Scaricano su di me nefandezze altrui”. Corte dei Conti, istituita commissione di indagine sulle procedure di controllo

Felice Casson (Infophoto)
Felice Casson (Infophoto)

E’ un’interrogazione a firma Felice Casson, del 18 febbraio 2009, ad accendere i riflettori sul ritardo nella pubblicazione della relazione della Corte dei Conti sul Mose, cui fa riferimento in un’intervista a ‘La Stampa’ Antonio Mezzera, il magistrato che nel suo documento ricostruiva la sequenza di ritardi e criticità sull’opera. Due giorni dopo il deposito dell’atto parlamentare, arrivò la pubblicazione della relazione, ‘rivista e corretta’ secondo la versione del magistrato.

Nel 2009 “già stavano emergendo delle responsabilità” dice il senatore Casson all’Adnkronos, e dopo la diffusione della relazione della Corte dei Conti sul Mose “a qualsiasi persona con un po’ di buon senso civico sarebbero dovuti venire i capelli dritti, si sarebbe dovuto intervenire in maniera pesante, e invece non è successo niente”.

“Non sono soddisfatto di avere avuto ragione” osserva, ma almeno “ora abbiamo capito il perché dei ritardi e cosa era successo”. ”Da anni - ricorda - si denunciava non solo l’inutilità dell’opera ma anche gli sprechi enormi e la mancanza di trasparenza”, anche se queste critiche venivano sopraffatte da un consenso che, alla luce dei documenti degli inquirenti, appare manipolato. “Nelle carte si spiega che veniva pagato, magari lecitamente, chi era a favore del Mose” aggiunge il senatore Pd.

Le responsabilità di silenzi e resistenze, aggiunge, probabilmente vanno trovate “a livelli superiori, direi di governo: sulla questione del Mose nessuno voleva intervenire”. Per Casson, peraltro, l’indagine potrebbe riservare ancora grandi sorprese. “Ho letto solo l’ordinanza e non conosco altri atti, ma da quello che capisco - spiega - credo che i magistrati abbiano fatto un lavoro accurato e rispettoso delle norme, fermandosi al punto giusto, ma nell’inchiesta si intravedono possibilità di sviluppo notevoli”. “Credo sia stata toccata una parte del malaffare - osserva - ma non penso sia stato estirpato il cancro intorno al Consorzio Venezia Nuova e in generale intorno alle grandi opere su Venezia”. Quanto al futuro del Mose, ormai, Casson ricorda che “l’opera è all’87% e credo sia impossibile bloccarla”. Anche se, conclude, “a questo punto va fatta una valutazione da parte del governo”.

Galan: “Stanno cercando di scaricare su di me le nefandezze altrui” - “Su ogni cosa che ho detto e fatto nella mia vita, politica e non, c’ho sempre messo la faccia. Ho tutta l’intenzione di farlo anche stavolta, su questo non vi deve essere alcun dubbio’’. E’ quanto dice Giancarlo Galan, affidando a una nota le ragioni del suo silenzio, dopo l’inchiesta sul Mose che lo ha travolto. ‘’Non ho ancora ritenuto opportuno - spiega- rilasciare interviste semplicemente perché reputo doveroso rispettare l’iter giudiziario, quindi, parlare innanzitutto con la magistratura alla quale ho intenzione di spiegare e motivare, punto per punto, la mia totale estraneità alle accuse che mi vengono mosse: spero che ciò avvenga al più presto, veramente al più presto’’.

Galan sta leggendo le carte accusatorie e sta disponendo tutto il materiale per respingere le accuse che gli sono state mosse. “Non mi voglio nascondere e non voglio nascondere proprio niente - assicura - anzi, esattamente il contrario. Voglio fare luce su tutto. Il processo mediatico è mostruoso, leggo profili della mia persona che stento a credere anche solo immaginabili, non poter rispondere o difendermi sin da subito è umanamente molto difficile’’. Galan conclude definendosi pronto a dimostrare che ‘’stanno tentando di scaricare su di me nefandezze altrui. Non mi farò distruggere per misfatti commessi da altri’’.

Al via gli interrogatori - Sul fronte della cronaca, sono iniziati poco dopo le otto, nell’aula bunker di Mestre, gli interrogatori di garanzia relativi all’inchiesta sul Mose, che ha portato a 35 arresti.

L’interrogatorio del sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, è durato poco meno di un’ora. Il primo cittadino si è allontanato dall’aula bunker dopo 45 minuti davanti al gip Alberto Scaramuzza. Orsoni è finito agli arresti domiciliari per una presunta tangente da 560mila euro che gli sarebbe stata data, secondo l’accusa, per la sua campagna elettorale del 2010 dal Consorzio Venezia Nuova.

Il sindaco è indagato nella maxi inchiesta della Procura di Venezia su fondi neri realizzati dal Consorzio Venezia Nuova allo scopo di favorire la realizzazione delle opere di salvaguardia di Venezia.

Uscendo dall’aula bunker di Mestre uno dei suoi legali, l’avvocato Daniele Grasso, ha sottolineato che Orsoni ha rilasciato “una serie di dichiarazioni lucide, tranquille e serene al gip durante l’interrogatorio di garanzia ed è fiducioso di riuscire a chiarire la propria posizione”. Inoltre “non ritiene che gli sia addebitabile nessun tipo di responsabilità e si propone di dimostrarlo attraverso una serie di indagini difensive a integrazione della documentazione acquisita dal procuratore”.

Secondo il legale, poi, “è giusto dare conto che l’inserimento in questo contesto della sua persona poteva essere evitato. La situazione si è sviluppata in questi termini, quindi pazienza, ma va però letta in modo diverso, perché la posizione di Orsoni non c’entra niente con tutte le altre imputazioni”. L’avvocato ha poi spiegato che la dinamica dell’incontro con il gip “è stata diversa da quella di un interrogatorio”. Il sindaco “è molto provato, sta soffrendo dal punto di vista istituzionale come da quello umano - ha quindi aggiunto - Dobbiamo ancora decidere se fare ricorso, abbiamo tempo”.

“Il sindaco di Venezia - ha concluso il legale - è profondamente convinto del fatto di riuscire a dimostrare che la sua situazione in questo contesto non va letta come è stato fatto. Si risolverà tutto spero in tempi relativamente brevi. Orsoni è fiducioso”.

Mose, Corte dei Conti: commissione d’indagine su procedure di controllo- In merito alla vicenda giudiziaria relativa al Mose il presidente della Corte dei Conti, Raffaele Squitieri, si legge in una nota, sentito il Consiglio di Presidenza, e d’intesa con il procuratore generale presso la Corte dei Conti, ha istituito una commissione di indagine per l’accertamento di tutte le procedure di controllo effettuate negli anni in merito all’opera, la verifica degli atti e delle relative risultanze. Squitieri ha chiesto un primo rapporto entro quindici giorni ed ha ribadito che “eventuali casi individuali di corruzione o comportamenti illeciti da parte di magistrati della Corte, di per sé gravissimi e lesivi dell’onorabilità dell’istituzione, vanno individuati e puniti con la massima sollecitudine e severità”.

La vicenda giudiziaria ha condotto a provvedimenti di restrizione della libertà personale anche per un ex magistrato della Corte dei Conti.

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