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Terrorismo, Gabrielli: "Roma è un obiettivo, minaccia incombente"

24 marzo 2016 | 17.10
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Il prefetto di Roma Franco Gabrielli e, di spalle, il commissario straordinario di Roma Capitale, Francesco Paolo Tronca (Adnkronos)
Il prefetto di Roma Franco Gabrielli e, di spalle, il commissario straordinario di Roma Capitale, Francesco Paolo Tronca (Adnkronos)

"Dopo gli attentati di Bruxelles i timori di essere dentro una minaccia sono reali, segnali specifici non ce ne sono, ma la minaccia è incombente. E anche noi siamo un obiettivo di questo terrorismo islamista". Dopo gli attacchi a Bruxelles e alla vigilia della Via Crucis a Roma, il prefetto Franco Gabrielli invita a non sottovalutare la minaccia terrorista.

Quanto ai numeri delle forze dell'ordine da mettere in campo, per Gabrielli "non è realistico mettere un poliziotto o un carabiniere in ogni angolo di strada e per certi aspetti non è neanche funzionale a garantire la sicurezza. Questo tipo di terrorismo lo si combatte con la prevenzione - sottolinea - perché quando i terroristi scendono in campo possiamo soltanto limitare i danni. La presenza delle forze dell'ordine e il controllo sul territorio sono importanti però sono una condizione necessaria ma non sufficiente".

In vista di Pasqua e della Via Crucis di domani però, Gabrielli assicura che l'attenzione è massima. "Questa mattina abbiamo fatto il punto con la Questura, l'Arma e la Guardia di Finanza, c'è un'attenzione all'altezza della situazione ma io personalmente temo più l'ordinario dello straordinario". "Questi signori - ribadisce il prefetto di Roma - non seguono i nostri calendari, colpiscono quando sono in grado di colpire e quando sono sicuri di compiere il massimo del danno con lo sforzo minimo. E poi in una città come Roma non c'è bisogno di un evento particolare per compiere un attentato terroristico. Abbiamo la stazione Termini che movimenta ogni giorno 500mila persone, a Roma è straordinaria l'ordinarietà".

Gabrielli si rivolge quindi alla comunità islamica, alla quale chiede una scelta di campo chiara e netta. "La comunità islamica, con la quale abbiamo continui rapporti, è doppiamente vittima di questo terrorismo islamista - afferma Gabrielli - perché anche i musulmani possono essere colpiti e perché in qualche modo, senza fare tanti giri di parole, il legame con la religione esiste". "Chi professa una religione - ha concluso - non deve avere niente a che fare con il terrorismo, non è il tempo di dire 'né con lo Stato né con i terroristi', è invece il momento di compiere scelte chiare nell'interesse dell'umanità, perché non si possono fare distinguo di fronte a questa barbarie".

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