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Unicredit, utile sopra le attese nel primo trimestre. Ghizzoni: "Il gruppo è solido"

10 maggio 2016 | 18.50
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Unicredit, utile sopra le attese nel primo trimestre. Ghizzoni:

Utile in calo a 406 mln di euro, ma sopra le attese per il gruppo Unicredit, che ha licenziato oggi i numeri del primo trimestre del 2016, battendo il consensus che indicava un risultato netto di 379 milioni di euro. Escludendo i costi legati agli oneri di ristrutturazione in Austria e in Italia, l'utile si attesta a 640 milioni. I ricavi sono in calo a 5,5 miliardi di euro, segnando una flessione del 4,7% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.

I costi totali sono stati di 3,3 mld di euro, in calo del 3,7%. Minori le rettifiche sui crediti, pari a 755 milioni di euro, che segnano un calo sul trimestre precedente del 37,9% e del 22,9% sullo stesso periodo dello scorso esercizio, che hanno portato a un miglioramento nel costo del rischio a 63 punti base (-19 pb a/a). Migliora la qualità dell'attivo: i crediti deteriorati netti risultano in calo a 38,1 miliardi di euro (-7,1%) e un coverage ratio al 51,7%. Le sofferenze nette /crediti totali è stabile a 4,2% al 31 marzo 2016. Gli altri crediti deteriorati netti sono in ulteriore calo del 5,4% rispetto al trimestre precedente e del 16% per via dei maggiori recuperi e dei maggiori flussi verso crediti non deteriorati.

Il Cet1 ratio fully loaded pro forma del gruppo Unicredit al primo trimestre del 2016 risulta pari a 10,85%, in calo di 9 punti base rispetto a fine 2015 e in aumento di 75 anno su anno. Per l'ad Federico Ghizzoni, "la realizzazione del piano strategico procede al ritmo previsto: sono già tangibili sia i risultati legati alla riduzione dei costi, sia quelli collegati alla trasformazione digitale della banca". 

Intanto il mese di aprile fa ben sperare, grazie alla "buona dinamica commerciale. Le vendite nette in tutte le aree sono mediamente superiori alla media del primo trimestre e dunque è un buon auspicio". " Abbiamo fiducia. La banca - evidenzia - sta reagendo bene alla attuale congiuntura". Il numero uno di Unicredit si dice "tranquillo circa la sua posizione", chiarendo così di non dare spazio a indiscrezioni di stampa che lo vorrebbero in forse al vertice dell'istituto.

Del resto, "non è il management che decide del management" fa notare, ma insiste sul fatto che "i risultati sono buoni". E non ci sarà nemmeno bisogno di un aumento di capitale che Ghizzoni esclude. "Nel nostro piano industriale abbiamo detto che vogliamo salire a livello di capitale almeno dell'11,5%, quindi vediamo noi stessi la necessità di rafforzare nel tempo il capitale. Il mercato spesso non è paziente e fa spesso questo tipo di domande, ma si rassicurerà man mano che il capitale si muoverà verso l'obiettivo che abbiamo indicato al 2018 e non abbiamo alcuna ragione per modificare gli obiettivi". 

In occasione della conference call con gli analisti, l'ad spiega anche che non è previsto un impegno addizionale di Unicredit nel fondo Atlante, che vada oltre il miliardo di euro laddove il fondo dovesse raggiungere la dotazione di 6 miliardi di euro. Ad oggi la partecipazione nel fondo Atlante ha pesato per 3 punti base, "pari a un esborso di 300 milioni di euro", pari al 20% dell'investimento nella Popolare di Vicenza. Se la dotazione del fondo Atlante dovesse restare quella attuale, ovvero di 4,25 miliardi di euro, "l'assorbimento di capitale per Unicredit sarà nell'ordine dei 16 punti base", che salirà a quasi 20 punti base se la dotazione salisse a 6 miliardi" con un impegno di Unicredit di 1 miliardo. 

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