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Valutare qualità del sonno nei trattamenti di craniofaringioma

21 marzo 2022 | 18.20
LETTURA: 2 minuti

Studio Neuromed

Dottor Andrea Romigi, del Centro di Medicina del Sonno del Neuromed
Dottor Andrea Romigi, del Centro di Medicina del Sonno del Neuromed

L’approccio al craniofaringioma, un tumore che si sviluppa in una regione del cranio chiamata sella turcica, in prossimità della ghiandola ipofisi, deve comprendere una attenta valutazione dei disturbi del sonno, che possono colpire fino al 70% dei pazienti. È su questo argomento che fa il punto un lavoro scientifico condotto dall’Irccs Neuromed di Pozzilli (Is), pubblicato sulla rivista 'Frontiers in Neurology'. La ricerca evidenzia in particolare l’importanza di questo problema e traccia gli approcci corretti affinché la terapia del craniofaringioma, che include neurochirurgia e radioterapia, possa comprendere procedure diagnostiche e terapeutiche volte a mantenere o ripristinare una corretta qualità del sonno nei pazienti.

"Nei pazienti affetti da craniofaringioma la qualità del sonno è un problema importante che deve sempre rientrare nell’approccio alla patologia", spiega Andrea Romigi, del Centro di Medicina del sonno del Neuromed, primo firmatario del lavoro scientifico che vede la collaborazione di Marie-Lise Jaffrain-Rea, endocrinologa, e del gruppo di neurochirurghi diretti da Vincenzo Esposito. "I disturbi del sonno sono infatti presenti nella grande maggioranza dei pazienti, sia come conseguenza diretta del tumore, sia a seguito degli interventi chirurgici o della radioterapia. E impattano pesantemente sulla qualità della vita. In alcuni casi quelli che possono essere identificati come disturbi cognitivi sono spesso fenomeni di ipersonnolenza legati al disturbo del corretto ciclo sonno-veglia”.

Su queste basi, lo studio sottolinea come la valutazione della qualità del sonno debba essere fondamentale in tutti i pazienti affetti da craniofaringioma, mantenendo alta l’attenzione lungo tutto il corso della vita. L’instaurazione di terapie adeguate per questo problema - conclude la pubblicazione - permette di dare un contributo importante alla qualità della vita, mentre ulteriori ricerche dovranno riuscire ad approfondire i meccanismi attraverso i quali i disturbi del sonno si instaurano in questi pazienti.

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