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Professioni: Williams, istituire corso universitario per dottore chiropratico

04 ottobre 2017 | 13.23
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Il presidente dell'Associazione Italiana Chiropratici, John G. Williams
Il presidente dell'Associazione Italiana Chiropratici, John G. Williams

In Italia sono solo 400 e la richiesta è molto alta: sono i chiropratici, che svolgono una professione sanitaria primaria riconosciuta in Italia dal 2007, e che, come spiega a Labitalia John Williams, presidente dell'Associazione italiana chiropratici, "si occupano dei problemi di salute delle persone nella maniera più olistica e globale possibile: non solo trattiamo i sintomi di una patologia, ma cerchiamo di scovare tutte le concause che li determinano per evitare che diventino cronici".

I chiropratici sono conosciuti soprattutto per i loro interventi terapeutici sulla colonna vertebrale, anche se, aggiunge Williams, "trattiamo tutte le articolazioni del corpo, lo stile di vita, la muscolatura, insomma qualunque cosa possa causare una disfunzione alla salute del nostro paziente".

La chiropratica nacque nel 1895 negli Usa. "Poi, piano piano -ricorda Williams- si è sparsa in gran parte del mondo industrializzato. Negli Usa il corso universitario per ottenere il titolo di dottore chiropratico dura 8 anni, in Europa c'è una laurea magistrale di 5 anni: il titolo è riconosciuto e regolamentato in 16 Paesi europei, ma esiste in quasi tutti e 28 Stati membri dell'Unione".

In Italia, invece, il corso universitario per diventare dottore chiropratico non c'è. "La legge 244 del 2007 ha disciplinato la figura del chiropratico -dice Williams- definendolo professionista sanitario primario, ha previsto la necessità di una specifica laurea magistrale per il conseguimento del titolo di dottore in chiropratica e ha previsto l'istituzione di un registro presso il ministero della Salute, che avrebbe dovuto essere attuato con regolamento entro 6 mesi dall'entrata in vigore, ma ad oggi -nota Williams- tale regolamento non è stato ancora emanato".

L'Associazione italiana chiropratici, sottolinea Williams, "chiede di attuare la legge del 2007, adeguando la normativa italiana alle indicazioni dell'Oms".

In questa situazione si è inserito il ddl Lorenzin sul riordino delle professioni sanitarie. "La nuova norma che riguarda la nostra professione - spiega - è uscita stravolta dalla commissione Sanità del Senato: l'impostazione data inserirebbe la chiropratica in un ambito professionale del tutto estraneo alla stessa e non garantirebbe il percorso minimo formativo di una laurea magistrale a ciclo unico ritenuto indispensabile dall'Oms per tutelare la salute dei pazienti". Non solo. "Impedirebbe anche la circolazione professionale all'interno dell'Unione europea dei giovani laureati", avverte.

"Gli studenti italiani che vogliono diventare dottori chiropratici -spiega Williams- oggi devono andare all'estero: sono almeno 100 all'anno che vanno oltre confine. La maggior parte va in Inghilterra o Francia ma un buon numero di italiani finisce anche negli Stati Uniti, in particolare alla Life University, ad Atlanta in Georgia".

Insomma, riassume Williams, americano di Philadelphia da molti anni in Italia, "non si tratta di disciplinare una nuova professione sanitaria, ma di attenersi alla legge del 2007 che già c'è, formando il chiropratico nel modo giusto attraverso una laurea magistrale di 5 anni a ciclo unico, perché una laurea 3+2 non va bene per formare un professionista competente. E quindi istituire il registro presso il ministero della Salute".

Nel frattempo, annuncia Williams, proprio la Life University ha deciso di aprire un corso di laurea a Roma. "Prenderà il via nel 2019 e sarà una laurea americana della durata di 8 anni: tre anni di prerequisiti (molto simili a quelli degli studenti di medicina) e 5 anni di corso chiripratico. Per il nostro lavoro c'è molta richiesta -conclude il presidente- e quando un paziente si rivolge a un chiropratico deve poterlo fare con fiducia e sicurezza".

I chiropratici italiani hanno dato una mano importante anche nei luoghi del terremoto. Una squadra di professionisti, coordinata da Sven Behne, residente a Sarnano (Macerata), ha portato assistenza non solo alle vittime del terremoto de L'Aquila e di Amatrice, ma anche ai soccorritori.

"Abbiamo montato dei tendoni -ricorda Williams- dove abbiamo trattato soprattutto i vigili del fuoco che lavoravano anche 15 ore al giorno in condizioni estreme. E alla fine si è creato un rapporto emozionante", conclude Williams.

Per questa iniziativa Sven Boehne ha vinto l'Humanitarian Award, premio indetto dall'European Chiropractors Union, federazione europea dei dottori chiropratici.

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