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Caos Procure, udienza preliminare al via per Palamara, Fuzio e Fava

13 maggio 2021 | 14.28
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Il procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo sarà parte civile nel procedimento

Fotogramma
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dall’inviata Assunta Cassiano - Ha preso il via questa mattina davanti al gup di Perugia Angela Avila la prima udienza preliminare per l’ex consigliere del Csm Luca Palamara insieme all'ex procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio, e all’ex pm di Roma Stefano Rocco Fava. Le accuse a vario titolo e a seconda delle posizioni, contestate dai magistrati del capoluogo umbro, il procuratore aggiunto Giuseppe Petrazzini e i sostituti Gemma Miliani e Mario Formisano, che hanno chiesto il rinvio a giudizio, sono di concorso in rivelazione e utilizzazione di segreti d'ufficio, accesso abusivo a sistema informatico e abuso d’ufficio.

Il procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo sarà parte civile nel procedimento. E’ quanto ha deciso il giudice dell’udienza preliminare Avila che ha accolto la richiesta di Ielo, oggi presente in aula, assistito dall’avvocato Filippo Dinacci.

Il gup, nel corso dell’udienza preliminare al centro Capitini dove erano presenti anche Fava e Fuzio, ha ammesso anche il ministero della Giustizia e l’associazione Cittadinanzattiva nei confronti dell’ex pm di Roma Fava, ora giudice civile a Latina, dell’ex presidente dell’Anm Palamara e dell’ex procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio. Esclusa invece la costituzione di parte civile dell’avvocato Domenico Ielo, fratello del procuratore aggiunto della capitale. Nel procedimento compare come parte offesa anche l’ex procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, attuale presidente del Tribunale Vaticano, che al momento non ha però avanzato la richiesta di costituirsi nell’eventuale processo.

Il gup ha rigettato, inoltre, la richiesta avanzata dalla difesa di Palamara di citare il Consiglio Superiore della Magistratura come parte offesa.

Nel corso dell’udienza la difesa di Fuzio ha chiesto la riunione di questo procedimento con quello principale, già in corso davanti al gup Piercarlo Frabotta, sostenendo che si tratti di ipotesi di reato connesse e contestuali. Il gup Avila ha disposto la separazione da questo procedimento in attesa della conferma dal presidente del Tribunale e rinviando solo per questa questione all’udienza del 20 maggio.

L’udienza preliminare è stata invece aggiornata al prossimo 11 giugno quando il gup si esprimerà anche sulle questioni sollevate dall’avvocato Benedetto Buratti, che, insieme a Roberto Rampioni e Mariano Buratti, difende l’ex pm Luca Palamara, sul trojan e sull’utilizzabilità delle intercettazioni. Nel procedimento risultano parti offese sia l’ex procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone che il procuratore aggiunto della capitale Paolo Ielo.

Fuzio, accusato del reato di rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio, "su istigazione di Palamara nel corso di una conversazione telefonica gli rivelava", secondo l'atto d’accusa dei pm della Procura di Perugia guidata da Raffaele Cantone, "l'arrivo al Comitato di presidenza del Consiglio superiore della magistratura di un esposto presentato da Fava avente ad oggetto comportamenti asseritamente scorretti posti in essere dall’allora procuratore di Roma Giuseppe Pignatone". Fuzio, inoltre, sempre secondo l’accusa "comunicava a Palamara le iniziative che il Comitato di presidenza del Csm intendeva intraprendere per verificare la fondatezza dei fatti indicati nell'esposto". In questo reato concorreva Palamara che "conoscendo le intenzioni di Fava di presentare tale esposto aveva chiesto" all'allora procuratore generale della Cassazione "di verificare l’effettiva presentazione di tale atto e di comunicargli le modalita’ di trattazione".

Fava, all’epoca dei fatti sostituto procuratore nella capitale e ora giudice civile a Latina, e’ accusato di essersi "abusivamente introdotto nel sistema informatico Sicp e nel Tiap acquisendo verbali d'udienza e della sentenza di un procedimento". Fatto che secondo i pm avveniva "per ragioni estranee rispetto a quelle per le quali la facoltà di accesso era attribuita". Il suo obiettivo, secondo l’atto di richiesta di rinvio a giudizio "era di avviare una campagna mediatica ai danni di Pignatone, da poco cessato dall’incarico di procuratore di Roma e dell'aggiunto Paolo Ielo" da effettuarsi anche con "l'ausilio" di Palamara "a cui consegnava tutto l’incartamento indebitamente acquisito".

A Fava e Palamara viene contestato anche il concorso in rivelazione e l’utilizzazione di segreti d’ufficio "perche’ rivelavano ai giornalisti dei quotidiani Il Fatto Quotidiano e La Verita’ notizie d'ufficio che sarebbero dovute rimanere segrete". In particolare i due magistrati rivelavano che l’avvocato Piero Amara "era indagato per bancarotta e frode fiscale e che Fava aveva predisposto una misura cautelare" a cui "non era stato apposto il visto".

Solo per Fava c’e’ anche l’accusa di abuso d’ufficio perche’ avrebbe acquisito atti di procedimenti penali "per far avviare un procedimento disciplinare nei confronti dell'allora procuratore Pignatone" e "effettuare una raccolta di informazioni volta a screditare Ielo, anche attraverso l'apertura di un procedimento penale a Perugia" e quindi "a cagionare agli stessi un danno ingiusto".

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