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Incidente Zanardi, il punto sulle indagini

21 giugno 2020 | 19.51
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"Nessuna autorizzazione per l'evento", la staffetta di ciclisti paralimpici. La dinamica dell'incidente ormai chiara alla Procura. Nessun giallo sul telefonino

(Fotogramma/Ipa)
(Fotogramma/Ipa)

Un evento pubblico ma senza autorizzazioni richieste alla questura né comunicazioni formali ai sindaci durante il passaggio. Più che sulla dinamica, ormai quasi del tutto accertata, le indagini sull'incidente in cui è rimasto gravemente ferito Alex Zanardi sono ora concentrate sulle modalità di svolgimento di 'Obiettivo Tricolore', la staffetta di ciclisti paralimpici che in due settimane (dal 12 al 28 giugno), coinvolgendo 50 atleti, vuole offrire all'Italia "un messaggio di rinascita attraverso lo sport", con partenza da Luino, sul lago Maggiore, e arrivo sul tacco della Penisola, a Santa Maria di Leuca, in Puglia.

Per l'ex pilota di Formula 1 la staffetta si è tragicamente fermata venerdì scorso, mentre con la sua handbike percorreva la Strada provinciale 146 nel comune di Pienza (Si), all'altezza del km 39+800, nei pressi del bivio per la località Sant'Anna in Camprena. Per cause imprecisate - questa è la ricostruzione ormai consolidata degli investigatori dell'Arma dei carabinieri, guidati dal maggiore Roberto Vergato, comandante della compagnia di Montepulciano (Si) - Zanardi ha perso il controllo del mezzo in curva, è sbandato, ha invaso l'altra corsia ed è andato a urtare con la testa contro un tir che stava sopraggiungendo in direzione opposta.

Zanardi, "resta il rischio di eventi avversi"

Come "atto dovuto", ha spiegato la Procura senese, è stato iscritto nel registro degli indagati l'autista Marco Ciacci, 44 anni, residente a Castelnuovo Berardenga (Si), che si trovava alla guida dell'autocarro. Ma il tir poteva transitare liberamente come ogni altro mezzo? Oppure le strade dovevano essere chiuse al passaggio della carovana di atleti disabili trascinata dall'entusiasmo di Alex Zanardi? Era necessaria comunque una comunicazione alla questura anche se non si trattava di una gara? E' su questi punti che sta facendo luce l'inchiesta condotta dal sostituto procuratore Serena Menicucci.

Il pubblico ministero, nella caserma dell'Arma del comando provinciale di Siena, ha ascoltato come testimoni due persone a conoscenza dell'organizzazione dell'evento promosso da Obiettivo 3, il progetto fondato dallo stesso Zanardi, per chiarire i passaggi ritenuti interessanti sotto il profilo della necessità di eventuali autorizzazioni e permessi per il passaggio della staffetta sui territori. Dagli interrogatori sarebbe emerso che non sono state richieste né autorizzazioni alla questura di Siena né sono state inviate comunicazioni ufficiali ai sindaci di Pienza e Montalcino per richiedere la presenza della polizia municipale per il controllo del traffico o comunque per valutare la necessità di chiusura delle strade.

Il sostituto procuratore ha sentito la cognata di Alex Zanardi, Barbara Manni, manager del team di Obiettivo 3, che pubblicizza l'evento sul proprio sito internet, e poi Mario Valentini, commissario tecnico della Nazionale paralimpica di ciclismo, che venerdì pomeriggio era nel tratto della Strada provinciale 146 che da Pienza porta a San Quirico d'Orcia, dove è avvenuto l'impatto fra Zanardi e il tir che stava salendo verso la città di Papa Pio II. Ad essere ascoltato come persona informata sui fatti è stato anche Alessandro Cresti, il 23enne ciclista paralimpico di Sinalunga che fa parte dei giovani seguiti da Zanardi, arrivato in bicicletta qualche secondo dopo l'incidente. Il magistrato intende sentire nei prossimi giorni anche la moglie di Zanardi, Daniela Manni, che è stata fra le prime persone a soccorrere il marito.

Nel frattempo, dopo l'incidente che ha coinvolto il 53enne bolognese quattro volte campione paralimpico, i suoi compagni di staffetta hanno deciso di proseguire il percorso verso la tappa finale di Santa Maria di Leuca. "La moglie Daniela e il figlio Niccolò sono con loro e li ringraziano per la voglia di non mollare in un momento così difficile. Il viaggio continua per Alex", si legge sul sito web di Obiettivo 3.

Quanto alla dinamica dell'incidente, per gli investigatori, che hanno riferito alla Procura i primi risultati delle indagini, "il quadro ricostruito" appare alquanto chiaro. Se una distrazione sia stata fatale all'ex pilota di Formula 1 per perdere il controllo del manubrio della sua handbike, questa non sarebbe tuttavia addebitabile al suo telefonino. Al momento dell'incidente, infatti, Zanardi non aveva in mano il cellulare. E' quanto risulta dai video amatoriali acquisiti dai carabinieri e consegnati alla Procura, in uno dei quali si vede che l'atleta teneva le due mani sulle manovelle dell'handbike. Zanardi, tuttavia, avrebbe usato il telefonino prima di imboccare una serie di discese prima del drammatico schianto: lo aveva usato per farsi un selfie con il paesaggio della Val d'Orcia sullo sfondo, come ha mostrato la visione dei file esaminati dagli investigatori.

L'ipotesi che Zanardi avesse in mano il cellulare al momento dell'incidente non è stata finora avanzata nemmeno dai testimoni oculari sentiti dai carabinieri. La circostanza, dopo le ipotesi circolate, è stata infine smentita direttamente dal procuratore capo Salvatore Vitiello: "A noi al momento non risulta''. Peraltro, fanno notare gli investigatori, il cellulare è stato ritrovato all'interno della scocca della handbike.

Per chiarire ogni dettaglio sulla dinamica dell'incidente, gli investigatori sono stati aiutati dal filmato girato da un giornalista freelance, il videomaker Alessandro Maestrini di Perugia, che ha ripreso proprio il momento dell'impatto fra Zanardi e l'autoarticolato: le immagini hanno fissato anche l'istante in cui batte con la testa sulla parte metallica che copre la ruota di scorta del tir. L'autocarro è stato sequestrato e portato a Siena a disposizione della Procura per i rilievi e per una futura consulenza tecnica da parte di un perito.

Marco Ciacci, il 44enne autista titolare di un'azienda di autotrasporti, che si è ritrovato indagato per lesioni colpose gravissime, non si dà pace. "Sono distrutto ma non è colpa mia", ha detto. "Va male perché la situazione è brutta, non essendo colpa mia - ha confessato in un'intervista radiofonica - Io quando ho visto che lui sbandava mi sono buttato tutto a destra, ma lui mi è venuto addosso ed è scivolato verso il camion. Quando ho visto questo gruppo di biciclette ho visto uno che, non sapendo chi fosse, ha cominciato a sbandare e allora mi sono buttato sulla destra; però è stata una frazione di secondo e mi ha colpito. Penso di aver fatto il possibile. Penso tutte le notti a quel momento. Mi dispiace e gli sono vicino. Non so come finirà ma sono a terra".

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