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Spiegato lo 'shock da granata': ecco come la firma delle bombe resta nel cervello

16 gennaio 2015 | 21.18
LETTURA: 2 minuti

Una ricerca, condotta sui veterani Usa, svela un mistero studiato da un secolo. Lo scoppio di un ordigno provoca una lesione ai lobi frontali, strutture che controllano la capacità di ragionamento e di prendere decisioni

(Xinhua)
(Xinhua)

"Uomini che la mente han rapita dai morti". Così il poeta inglese Wilfred Owen chiamava le vittime dello 'shock da granata': una sindrome misteriosa che il letterato conosceva molto bene (gli fu diagnosticata nel 1917, mente combatteva la Prima Guerra Mondiale), ma sulla quale la scienza si è interrogata per un secolo. Fino ad ora. Un gruppo di scienziati della Johns Hopkins University di Baltimora ha infatti svelato il mistero di questa patologia, grazie ad autopsie condotte su veterani Usa sopravvissuti allo scoppio di ordigni esplosivi in Iraq e in Afghanistan, morti successivamente per altre cause.

Il team americano ha scoperto che l'esplosione di una bomba provoca nel cervello una lesione del tutto peculiare, diversa da quelle legate per esempio a un incidente d'auto o a un'overdose di droga. Lo scoppio di un ordigno, in altre parole, lascia una firma sul cervello: una lesione 'a nido d'ape' localizzata in regioni critiche come i lobi frontali, strutture che controllano la capacità di ragionamento e di prendere decisioni. "La posizione e l'estensione di queste 'impronte' - commenta sul quotidiano britannico Independent Vassilis Koliatsos, fra i coordinatori dello studio - può aiutare a spiegare perché alcuni veterani, sopravvissuti ai bombardamenti, hanno problemi di rimettere insieme le loro vite".

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