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Michelangelo Antonioni pittore, energia e colore alla Galleria 28 di Roma

29 ottobre 2015 | 11.16
LETTURA: 3 minuti

'Michelangelo Antonioni pittore'. La Galleria 28 Piazza di Pietra a Roma, da domani fino al 29 febbraio 2016, offre una prospettiva inedita del maestro ferrarese, considerato uno dei maggiori registi del Ventesimo secolo.

Curata dalla moglie Enrica e dalla gallerista Francesca Anfosso, questa mostra racconta gli ultimi anni del regista premio Oscar alla carriera nel 1995. In esposizione ci sono circa 40 quadri, esposti per la prima volta, tutti acrilici su tela o su cartoncino telato, di natura astratta e di diverse dimensioni, che il maestro ha dipinto a partire dal 2001. "Dipingere per lui era una gran gioia - spiega ancora Enrica - Michelangelo si è divertito con il colore, che ha utilizzato per invecchiare bene, in modo divertente, elegante, creativo, poetico. In pratica ha creato il suo set nella nostra casa". (FOTOGALLERY)

In realtà Michelangelo Antonioni "ha dipinto per tutta la sua vita - racconta la moglie ad Adnkronos - anche nei suoi film. In 'Blow-up' ad esempio ha dipinto il prato del parco, perché voleva che l'erba fosse davvero verde".

Entrando in galleria da subito si ha l’impressione che per il regista morto nel 2007 la pittura non fosse solo un semplice passatempo, ma una dialettica intrisa di messaggi sensoriali e dotata di una forte musicalità. In molte tele sembra di ritrovare alcune caratteristiche della sua tecnica cinematografica, dalla cura del dettaglio alla raffinatezza estetica. La profondità del suo sguardo e della sua poetica si percepisce nelle forme e nel colore.

"Michelangelo era appassionato d'arte, aveva una collezione piccola ma importante - sottolinea Enrica - tra gli artisti che preferiva c'erano Giorgio De Chirico, Giorgio Morandi, Mark Rothko, Giacomo Balla e i futuristi, Picasso. E, andando più indietro, amava anche Piero della Francesca, Benozzo Gozzoli, Giotto e l’arte medievale. E ancora Cosmè Tura, Diego Velasquez e El Greco".

"Tutti si meravigliano di questi colori, per molti questo è davvero un Antonioni inaspettato - dice ancora la moglie - Michelangelo non parlava più dal 1985, dopo l’ictus, è stato 22 anni in silenzio. Il suo pensiero, la sua energia, la sua conoscenza però era ancora tutta dentro. Per fare uscire tutto questo, dopo tante ore di silenzio, si metteva a dipingere. I suoi quadri sono le sue urla, i discorsi che lui non poteva fare. Per me questi quadri sono un canto".

Dal rosso al verde passando per il viola e il giallo. Tanti colori, alcuni ricorrenti, come il verde che "lui adorava. Perché, diceva, è quello che ha più nuance in assoluto", conclude Enrica sottolineando: "Era un uomo coraggioso, con l'età ancor di più, anche nell’accostare i colori. E paradossalmente in questi quadri c’è anche l’innocenza della vecchiaia, della maturità, della libertà al di là del giudizio, del proprio giudizio prima di tutto".

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