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Lavoratori Eni in piazza a Roma contro 'svendita' chimica. Il gruppo: "Manterremo quota in Versalis"

19 febbraio 2016 | 12.19
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Manifestazione lavoratori Eni a Roma (Adnkronos)
Manifestazione lavoratori Eni a Roma (Adnkronos)

Migliaia di lavoratori dell'Eni in piazza S.S. Apostoli, a Roma, contro la 'svendita' di Versalis, la società chimica del gruppo petrolifero italiano. La manifestazione si è svolta in occasione dello sciopero generale di 8 ore in tutti i siti e gli stabilimenti del gruppo. "Tutti gli impianti del gruppo sono fermi. Allo sciopero hanno aderito il 95% dei lavoratori", sottolinea al palco il segretario generale della Uiltec-Uil, Paolo Pirani. Per il gruppo petrolifero, invece, risulta un'adesione complessiva allo sciopero di circa il 35% del personale Versalis.

Il messaggio di questa piazza, afferma il leader della Cgil, Susanna Camusso, "è che bisogna smettere di svendere una parte importante del Paese perché se continuiamo a perderlo non abbiamo più futuro". Il governo, aggiunge, "deve fare ciò che dovrebbe fare un'azionista come è il governo nei confronti dell'Eni. E cioè tutelare un patrimonio industriale molto importante che è un'infrastruttura essenziale per il Paese. Crediamo che un grande problema sia l'assenza di una politica industriale in Italia: questo è un tema su cui bisogna misurarsi e credo su cui anche il premier si debba misurare".

Per il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, bisogna togliere dal tavolo la proposta del fondo Usa Sk Capital che sarebbe interessato a rilevare una quota di Versalis. "Non ci rassegniamo -sottolinea-, bisogna eliminare Sk Capital dalla vicenda Versalis. Il governo deve intervenire usando il fondo strategico della Cdp e l'Eni deve riprendere il progetto iniziale di Mattei". Il governo, aggiunge Barbagallo, "deve smettere di cincischiare e regalare un'azienda come Versalis ad un fondo Usa con capitale iraniano che non ha credibilità. Mattei si rivolterebbe nella tomba", sottolinea.

In gioco, rileva il segretario confederale della Cisl, Giuseppe Farina, "non c'è solo il futuro di Versalis e dell'indotto ma l'intera filiera produttiva del Paese. E' questo che ci preoccupa". La filiera chimica, con la siderurgia e l'alluminio, rileva, "sono essenziali per il sistema industriale e in particolare per il settore manifatturiero. Il sindacalista chiede, ioltre, il rispetto degli impegni presi dall'Eni due anni fa: "non è serio, dopo due anni, sostenere che non ci sono più le risorse e rimettere in discussione gli accordi. Gli impegni vanno rispettati e l'Eni deve completare il suo riposizionamento con la chimica verde". Il governo, infine, "deve decidere che fare della chimica italiana e svenderla è una opzione sbagliata".

Per Pirani, "il governo non deve solo monitorare" la situazione "ma deve dare degli indirizzi". Al governo, sottolinea il leader della Uiltec, "chiediamo di non delegare la politica industriale del Paese all'Eni che vuole uscire dal paese". Per il segretario generale della Filctem-Cgil, Emilio Miceli il fondo Usa "Sk Capital non ha i requisiti" per rileva una quota di Versalis. "Le dichiarazioni del ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi in occasione del question time alla Camera -rileva- si possono leggere sul sito di Sk Capital e sono alla portata di tutti. Non ha aggiunto nulla. Il ministro si dovrebbe preoccupare maggiormente del fatto che è in corso una trattativa e di sapere se le nostre obiezioni, circa i requisiti del fondo, sono corrette". Per il segretario nazionale Ugl Chimici, Luigi Ulgiati, in questa partita "è in gioco il futuro industriale di questo Paese, sono a rischio decine di migliaia di posti di lavoro".

Non si fa attendere la risposta dell'Eni che ribadisce di voler "continuare a sviluppare la chimica in Italia attraverso la ricerca di un partner con un progetto di finanziamento definito, in grado di consolidare l’importante piano di trasformazione di Versalis". Il gruppo petrolifero conferma "che intende mantenere una partecipazione significativa in Versalis, a garanzia della concreta realizzazione degli obiettivi già definiti nei precedenti incontri istituzionali: la conferma del piano di investimenti, il mantenimento del perimetro industriale per almeno cinque anni, il mantenimento dei livelli occupazionali per almeno tre anni e la conferma della società italiana con sede in Italia". Eni, infine, ribadisce "l’apertura e la disponibilità a un dialogo costante con tutte le parti sociali coinvolte".

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