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No alla ratifica del Mes, finisce qui o arriva soluzione last minute?

La posizione italiana blocca l'attuazione della riforma e il periodo transitorio finisce il 31 dicembre

Aula della Camera
Aula della Camera
21 dicembre 2023 | 17.58
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Cosa vuol dire il 'no' italiano alla ratifica del Mes? Soprattutto, cos'è il Mes e perché solo l'Italia continua a dire 'no' a un passo già fatto da tutti gli altri Paesi europei che hanno l'Euro? Le risposte possibili hanno tutte, evidentemente, una forte connotazione politica prima ancora che tecnica. Non è un caso che rispetto alla ratifica del Mes sia siano divisi sia il fronte della maggioranza sia il fronte dell'opposizione.

Su questo piano, impatta una componente 'ideologica' che si trascina negli anni e che riguarda l'approccio delle diverse forze politiche al rapporto con l'Europa e, in particolare, alle scorie che ha lasciato la lunga fase in cui le istituzioni europee sono state ispiratrici e 'guardiane' delle politiche di austerità. Necessarie in alcuni passaggi della storia recente, e rafforzate dalle conseguenze delle due crisi finanziarie del 2008 e del 2011, ma sicuramente impopolari e molto dannose in termini di dividendo elettorale.

La prima domanda, essenziale, è: cos'è il Mes? Partendo dalla definizione, il Meccanismo europeo di stabilità è un’organizzazione intergovernativa che fa parte della strategia messa in atto dall’Unione europea per garantire la stabilità finanziaria nella zona euro. L'Italia, insieme a Francia e Germania, è tra i principali finanziatori da quando il Mes è nato e, proprio per questo, ha un potere maggiore nella gestione, con tanto di potere di veto sulle sue decisioni. Perché però oggi si sta discutendo della ratifica di una riforma? A cosa serve? Il 27 gennaio 2021 è stata firmata una nuova versione del trattato da 19 paesi dell’area euro, inclusa l'Italia, a cui si è poi aggiunta la Croazia. La principale novità è l’istituzione di un fondo unico di risoluzione delle crisi bancarie come prestito di ultima istanza. In parole più semplici, si consente al Mes di intervenire anche quando il sistema bancario di uno dei Paesi dovesse andare in crisi.

Chi si oppone alla ratifica del Mes sostiene, ancora oggi, che si tratti di una cessione di sovranità a cui corrisponde un costo alto da pagare. E' realmente così? No, nella misura in cui la ratifica del Mes non presuppone nessun vincolo né tantomeno un impegno a utilizzare lo strumento. Chi sostiene che la ratifica del Mes sia indispensabile ritiene sia innanzitutto un atto dovuto, nel rispetto dei principi di convivenza e cooperazione con gli altri Paesi europei. Perché questa posizione ha un fondamento? Perché senza la ratifica dell'Italia nessuno può utilizzare il Mes. Di fatto, è come se venti soci di una società avessero firmato un contratto di assicurazione, avessero regolarmente saldato la polizza, e di fronte a una modifica contrattuale che estende la copertura vedessero l'assicurazione sospesa perché uno dei soci non la sottoscrive. Difficile, da qualsiasi prospettiva si guardi la questione, non mettere in conto che gli altri 19 soci possano risentirsi.

Ma è solo un problema di buoni rapporti? E' ipotizzabile che il no alla ratifica del Mes sia definitivo e che possano non risentirne tutti gli atri tavoli aperti con Bruxelles? Difficile, a maggior ragione subito dopo il primo passo compiuto verso l'approvazione di una riforma del Patto di stabilità. Possibile, invece, che non sia finita qui e che si possa arrivare a una ratifica, seppure sofferta e last minute? La risposta possono darla solo Governo e Parlamento, attraverso una modifica del ddl di ratifica che possa sbloccare la situazione. (Di Fabio Insenga)

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