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Pensioni, nessuna accelerazione su flessibilità: scelte governo in Legge di Stabilità

15 marzo 2016 | 18.14
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Pensioni, nessuna accelerazione su flessibilità: scelte governo in Legge di Stabilità

La flessibilità in uscita sulle pensioni resta una delle priorità del governo in vista della prossima Legge di Stabilità, ma compatibilmente al quadro di finanza pubblica. Nonostante le sollecitazioni del presidente dell'Inps Tito Boeri e l'annuncio della mobilitazione unitaria di Cgil, Cisl e Uil il 2 aprile, a quanto apprende l'Adnkronos, non dovrebbero esserci accelerazioni sul tema da parte dell'esecutivo che rimanda all'autunno la scelta se intervenire o meno contro le rigidità della Legge Fornero, nell'ambito della Legge di stabilità.

Del delicato nodo della flessibilità in uscita si sta occupando a Palazzo Chigi un tavolo di lavoro presso il pool di economisti guidati dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini, con due punti fermi: equità generazionale e sostenibilità finanziaria per un'operazione che, calcoli alla mano, può arrivare a costare fino a 5-7 mld di euro l'anno per diversi anni.

Fermo restando che chi vorrà andare in pensione prima avrà delle penalizzazioni e che l'impianto di fondo della riforma Fornero non verrà stravolto per non incorrere nelle forche caudine di Bruxelles, ci sono diverse ipotesi allo studio. Una di queste prevederebbe uno schema simile all'opzione donna, la possibilità che è concessa di andare in pensione prima alle donne che hanno 35 anni di contributi e hanno raggiunto i 57 anni e tre mesi entro il 31 dicembre 2015, con un assegno interamente calcolato con il metodo contributivo. Ovviamente, si tratterebbe di un'operazione con requisiti diversi e comunque costosa: sarebbe necessario comunque reperire le risorse a regime per evitare ulteriori aggravi sulle casse pubbliche, in una fase di crescita economica inferiore alle attese.

Altre strade, meno onerose per le casse dello Stato, potrebbero essere prese in considerazione. Tra queste, quella del prestito pensionistico. In particolare, tra i possibili meccanismi ipotizzati nei giorni scorsi dal sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta ci sarebbe quello che coinvolge sistema creditizio, Inps e aspirante pensionato, in cui il primo soggetto garantisce la copertura economica al secondo, consentendo così al terzo di andare in pensione prima. ‎

Un'altra possibilità sul tavolo sarebbe la trasformazione della 'buonuscita' che l'impresa dà al lavoratore in una sorta di contribuzione alla flessibilità. Mentre un'altra ipotesi coinvolgerebbe le casse di previdenza e i fondi pensione. Formule, queste, a costo zero non solo nel lungo periodo, quindi che non incidono sul debito, ma anche nel breve periodo, cioè senza causare un aumento del deficit.

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