Non un disco verde ma la richiesta di ulteriori dettagli e aggiustamenti. Continua il confronto fra la Banca centrale europea da una parte e Bpm e Banco Popolare dall'altro in vista della fusione fra i due istituti. Dopo la decisione delle due banche di andare avanti nel progetto di aggregazione, è continuo il confronto con l'autorità di vigilanza di Francoforte, che non ha ancora dato alcun via libera alla fusione, nonostante l'intenzione dei vigilati di allinearsi alle richieste.
Una fonte italiana nel pomeriggio aveva fatto sapere che la Bce aveva dato un sostanziale via libera all'operazione. Poco dopo, però, è arrivata una frenata, con un'altra fonte che ha chiarito che da Francoforte sono stati richiesti aggiustamenti e ulteriori chiarimenti. Nonostante la cautela, da Verona si prevede che domani nella riunione del cda ci sarà un "allineamento totale" alle nuove richieste della Bce.
La scorsa settimana la Bce in una lettera ha chiesto a Bpm e Banco Popolare di presentare un piano industriale pluriennale entro un mese e una bozza di statuto. E ha sottolineato la necessità che la nuova banca, che diventerebbe la terza per dimensioni in Italia, dovrebbe avere una forte posizione patrimoniale, da raggiungere anche attraverso appositi interventi sul capitale. Inoltre la Bce ha avvertito che non potrà essere previsto il rilascio di nuove licenze bancarie a soggetti diversi da quello risultante dall'aggregazione, spegnendo le speranze per la costituzione di una Bpm spa.
Il Banco Popolare, più vulnerabile sul fronte della patrimonializzazione, potrebbe necessitare di azioni sul capitale fino a un miliardo di euro. Le azioni che al momento sono prese in considerazione sono la vendita dei non performing loans, la cessione di asset come Aletti Gestielle e la banca depositaria, oltre che collocamenti privati di azioni a specifici investitori istituzionali.
