All’indomani del meeting della Banca centrale europea e con la crisi politica italiana in focus, Piazza Affari ha terminato la settimana in parità nonostante le indicazioni macro arrivate nella prima parte.
Nel mese di luglio l’indice dei direttori degli acquisti europei (il Pmi, Purchasing managers' index) relativo il manifatturiero ha fatto segnare un calo da 52,1 a 49,6 punti, sotto quindi la fatidica soglia dei 50 punti ( quella che divide espansione e recessione dell’attività economica). Segno meno anche per il dato relativo il terziario, passato da 53 a 50,6 punti.
Un sostegno per il Ftse Mib, che ha chiuso la settimana a 21.211,98 punti (+0,07%), è arrivato dai titoli del risparmio gestito (+2,18% di Banca Generali, +1,33% di Poste Italiane, +1,69% per Banca Mediolanum) e da alcune aziende di pubblica utilità come Terna (+2,45%), Sanm (+1,5%) ed Hera (+0,97%).
Rosso invece per Enel (-0,51%) e lettera anche su big del comparto bancario del calibro di UniCredit (-2,35%), Bper Banca (-1,6%) e Banco Bpm (-0,34%). Giornata negativa anche per Telecom Italia (-2,04%), penalizzata dal peggioramento del giudizio da parte dell’agenzia Moody's (che ha tagliato il rating da “Ba3” a "B1" con outlook negativo).
Dal fronte debito sovrano, il rendimento del nostro decennale è sceso al 3,43% e lo spread Btp-Bund non ha fatto registrare variazioni di rilievo a 237,9 punti base. (in collaborazione con Money.it)