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Generali: il mercato inizia a schierarsi, anche Norges Bank per lista cda/Adnkronos

22 aprile 2022 | 17.09
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Il mercato inizia a schierarsi in vista dell'assemblea degli azionisti di Generali del 29 aprile. A una settimana dall'appuntamento alcuni fondi di investimento hanno reso pubbliche le loro intenzioni di voto, in particolare sul punto più importante all'ordine del giorno: il rinnovo del consiglio di amministrazione. Norges Bank Investment Management, con una quota fra l'1% e l'1,5% del capitale della compagnia assicurativa, ha indicato che voterà a favore della lista del cda uscente, che candida Andrea Sironi presidente e Philippe Donnet group ceo per il terzo mandato. Per la lista del board uscente ci sono anche espressi il fondo pensione California Public Employees Retirement System, Sba Florida, Union Investment e, in Italia, le triestine Fondazioni Casali.

Intenzioni di voto abbastanza attese, visto che i fondi di investimento solitamente seguono le indicazioni dei proxy advisor, le società specializzate nell’analisi delle informative societarie e nella consulenza agli investitori su come votare in assemblea. Iss, Glass Lewis e Frontis hanno raccomandato di votare la lista del cda uscente e molti fondi seguiranno le loro indicazioni. Gli investitori istituzionali, come asset manager, fondi sovrani, fondi pensione e casse di previdenza, detengono una fetta importante del capitale della compagnia assicurativa, circa il 30%. Ma non tutti si schiereranno per la conferma di Donnet. Una parte potrebbe scegliere di votare la lista di minoranza presentata da fondi e Sgr sotto l'egida di Assogestioni o quella di maggioranza del gruppo Caltagirone.

Al momento la squadra proposta dal cda uscente sembra in vantaggio, con il supporto di Mediobanca (17,2%), di De Agostini (1,4%) e di una larga parte del mercato. Ma gli sfidanti del gruppo Caltagirone, che schierano Claudio Costamagna come presidente e Luciano Cirinnà come ad, potrebbero avere un distacco contenuto in assemblea.

La lista di Caltagirone dovrebbe avere i voti assicurati del 25% del capitale, fra le quote del gruppo del costruttore romano, della Delfin di Leonardo Del Vecchio e della Fondazione Crt. E includendo anche il 3,96% dei Benetton, che ufficialmente non si sono ancora espressi. Molto dipenderà quindi dalla partecipazione all'assemblea e dal distacco fra le due liste. Se la differenza di voti ottenuti sarà contenuta, considerando il 4,43% del prestito titoli di Mediobanca e l'1,4% di De Agostini ceduto a termine in scadenza, si aprirà la strada a ricorsi e a battaglie legali e forse alla convocazione di una nuova assemblea.

Intanto continua la caccia alle deleghe dei voti dei risparmiatori, quote molto frastagliate e più difficili da portare in assemblea, ma che rappresentano il 22% del capitale della compagnia. Uno schieramento molto ricco su cui sia Generali che Caltagirone hanno attivato i rispettivi promotori per raccogliere le deleghe di voto.

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