E' un operatore sanitario del Texas Health Presbyterian Hospital. New Delhi annulla vertice India-Africa, è polemica. A Fiumicino pronte ambulanze speciali, al Jfk di New York c'è il 'controllo febbre' (Leggi le misure). Sta meglio l'infermiera spagnola. L'Oms: "Virus radicato e in crescita nei Paesi colpiti"
Un operatore sanitario del Texas Health Presbyterian Hospital, l'ospedale di Dallas dove la scorsa settimana è morto Thomas Duncan, il primo paziente vittima di Ebola negli Stati Uniti, è risultato positivo al virus. Lo ha annunciato l'ospedale secondo quanto riportano i media Usa.
"Sapevamo che un secondo caso poteva verificarsi e ci siamo preparati per questa possibilità", ha detto il responsabile del Dipartimento della Sanità del Texas, David Lakey, affermando che le autorità stanno lavorando con "estrema diligenza" per prevenire ulteriori contagi.
L'infermiere indossava tutte le necessarie protezioni, hanno riferito le autorità sanitarie del Texas nel corso di una conferenza stampa. Secondo Tom Frieden, direttore del centro per il Controllo delle malattie di Atlanta, si è trattato di una violazione del protocollo di sicurezza. "Non sappiamo cosa è avvenuto nel trattamento del paziente di Dallas -ha affermato Frieden- ma ad un certo punto c'è stata una violazione del protocollo e quella violazione ha portato all'infezione".
Intanto è polemica per la decisione delle autorità di New Delhi di annullare il vertice India-Africa previsto per il 4 dicembre a causa del timore di una diffusione di Ebola. Dopo l'annuncio, riporta l'Indian Express, alcune delle 54 nazioni africane hanno obiettato che gli stessi timori non hanno impedito agli Stati Uniti e alle Nazioni Unite di ospitare il mese scorso l'Assemblea Generale dell'Onu. "La decisione è stata presa con attenzione in considerazione delle difficoltà logistiche che ci attendevamo a seguito dell'epidemia di Ebola in alcune parti dell'Africa", ha spiegato al quotidiano un portavoce del ministero degli Esteri indiano. Per il vertice erano attesi a New Delhi circa mille delegati in rappresentanza di 54 nazioni, tra cui capi di Stato e di governo.
