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Ebola, Oms: 'Ground zero' del virus in Guinea nel 2013, per 3 mesi sottovalutato

24 settembre 2014 | 12.58
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Un bimbo di 2 anni il primo caso datato 26 dicembre di un anno fa. Dal quel momento passarono tre mesi prima che fosse identificato come la causa di alcuni decessi. L'epidemia in Liberia la più preoccupante. Papa: "Non venga meno l'aiuto della comunità internazionale"

(Foto Xinhua)
(Foto Xinhua)

Il 'Ground zero' dell'epidemia del virus Ebola in Africa Occidentale è il 26 dicembre 2013 in Guinea. Qui in un villaggio remoto, Meliandou, un bambino di 2 anni mostrava i segni di una misteriosa malattia caratterizzata da febbre, feci nere e vomito. Il piccolo morì due giorni dopo. Ebbene, secondo gli esperti dell'Oms questo primo caso, allora passato sotto silenzio, potrebbe essere identificato come l'inzio dell'epidemia.

"Anche se nessuno lo sapeva in quel momento, il virus Ebola aveva trovato una nuova 'casa' in una popolazione altamente vulnerabile", avverte l'Oms. Dal quel momento passarono tre mesi prima che il virus Ebola fosse identificato come la causa di alcuni decessi da Pierre Formenty, l'esperto dell'Oms mandato sul campo, che registrò poi i primi 14 casi legati alla malattia. Il villaggio di Meliandou si trova in quella che viene oggi definita come la zona calda della epidemia: una regione boschiva a forma di triangolo dove convergono tre stati - Guinea, Liberia e Sierra Leone - , che in questi mesi stanno subendo il maggior numero di casi e danni economici dovuti all'Ebola.

Secondo Formenty "nessuno che non avesse familiarità con Ebola avrebbe mai immaginato in quel periodo che il virus potesse essere la causa di quei decessi". L'indagine Oms ha poi rivelato una caratteristica che sarebbe diventata una forza trainante fondamentale per l'espansione del focolaio di Ebola dalla Guinea in altri Paesi: il rapidissimo spostamento delle persone dai villaggi alla capitale e poi oltre confine, in Sierra Leone.

Quanto alla Liberia, ribadiscono gli esperti dell'Oms, la situazione nel paese "è di gran lunga la più preoccupante", ma si fa strada anche la speranza di contenerla. Solo la scorsa settimana sono stati registrati 113 nuovi casi in 24 ore, un dato che potrebbe portare la Liberia a battere a breve il record di contagi in Africa Occidentale. I servizi sanitari sono sovraffollati e al collasso, le condizioni igieniche precarie sono un altro elemento di preoccupazione. In questo quadro drammatico, c'è una buona notizia: è stata aperta la Island Clinic a Monrovia, grazie al supporto dell'Oms, dell'Unicef e dell'Usaid. Questa unità di trattamento accende le speranze contro l'Ebola, dispone infatti di 120 letti e 30 per il triage. Un'arma, in più in un contesto di gravi difficoltà operative, per i medici che lottano ogni giorni contro il virus.

E oggi, l'udienza generale in piazza San Pietro, il Papa ha rivolto un appello in favore delle popolazioni colpite dal virus: "Non venga meno il necessario aiuto della comunità internazionale, per alleviare le sofferenze dei nostri fratelli e sorelle". E ha poi assicurato: "Il mio pensiero va a quei Paesi dell'Africa che stanno soffrendo a causa dell'epidemia di ebola. Sono vicino alle tante persone colpite da questa terribile malattia e invito a pregare per loro e per quanti hanno perso così tragicamente la vita".

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