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Rapporto diritti, quadro drammatico, si rischia catastrofe globale

07 luglio 2014 | 15.36
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Rapporto diritti, quadro drammatico, si rischia catastrofe globale

Più che di crisi, si rischia ormai di dover parlare di catastrofe globale. Dopo sei anni, infatti, tutti gli indicatori economici e sociali rivelano un quadro drammatico e univoco. In Europa le persone che hanno perduto il lavoro sono cresciute di 10 milioni, portando a 27 milioni il totale di disoccupati. E' quanto emerge dal rapporto sui diritti globali 2014 'Dopo la crisi, la crisi', edito da Ediesse, che verrà presentato a Roma domani, alle 11, nella sala Simone Weil della Cgil nazionale, in corso d’Italia 25. Il Rapporto è a cura di Associazione Società Informazione Onlus, promosso da Cgil con la partecipazione di ActionAid, Antigone, Arci, Cnca, Fondazione Basso-Sezione Internazionale, Forum Ambientalista, Gruppo Abele e Legambiente.

Per il quinto anno consecutivo, l’occupazione è in calo nel continente. I nuovi poveri sono cresciuti di 13 milioni di unità. Nell’Europa a 28 Paesi, nel 2012, le persone già povere e quelle a rischio di esclusione erano ben 124 milioni, poco meno di una ogni quattro, con una crescita di 2 milioni e mezzo rispetto all’anno precedente.

Nel suo piccolo, l’Italia contribuisce significativamente a questa mappa della privazione: il numero di quanti vivono in condizioni di povertà assoluta è esattamente raddoppiato tra il 2007 e il 2012, passando da 2 milioni e 400 mila a 4 milioni e 800 mila, l’8% della popolazione. Il tasso di occupazione nel 2013 è tornato ai livelli del 2002: 59,8%; all’inizio della crisi, nel 2008, era al 63%. Peggio stanno solo i greci (con il 53,2%), i croati (53,9%) e gli spagnoli (58,2%). Tra il 2012 e il 2013 sono stati persi 424 mila posti di lavoro.

Secondo il Rapporto, "dall’inizio della crisi hanno perso il lavoro oltre 980 mila persone". "Il tasso di disoccupazione tra i giovani dai 15 ai 24 anni è arrivato al 42,4%. Muoiono le piccole imprese: dal 2008 ne sono scomparse 134 mila. E muoiono le persone: per quanto sia difficile stabilire nessi causali univoci e certi, alcuni studi indicano in 149 le persone che si sarebbero tolte la vita per motivazioni economiche nel 2013, quasi il doppio rispetto agli 89 casi dell’anno precedente", si sottolinea.

Numeri moltiplicati e non meno tragici sul panorama mondiale: nel 2013 i disoccupati erano 202 milioni. Lievita anche il fenomeno dei lavoratori poveri: sono 200 milioni e sopravvivono in media con meno di due dollari al giorno.

"Questo stato di catastrofe - umanitaria, non solo economica - non è una realtà inevitabile - spiega il Rapporto - bensì il risultato di scelte politiche precise. Nessun serio investimento è stato fatto per promuovere l’occupazione e sostenere il lavoro. La rotta non è stata invertita e nemmeno corretta. Anzi. Le politiche della Banca centrale, del Fondo monetario internazionale e della Commissione europea, la famigerata Troika hanno portato allo stremo i lavoratori e i ceti medi nel paesi destinatari dei programmi di assistenza finanziaria, Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna, Romania".

Complice la crisi, è in atto, secondo il Rapporto, "l’intensificazione di una 'lotta di classe dall’alto', una resa dei conti totale con i sistemi democratici e di welfare, per come sono stati edificati nella seconda metà del secolo scorso, a partire dal modello sociale europeo".

"Sono potenti le spinte in direzione della privatizzazione dei servizi di protezione sociale in Europa, un potenziale mercato di 3.800 miliardi di euro l’anno, vale a dire ben il 25 del Pil, verso il quale si stanno indirizzando gli incontenibili appetiti dei gruppi finanziari e delle multinazionali", sottolinea.

"Le alternative -spiega il Rapporto- invece sono possibili, oltre che necessarie. Ma non possono che sortire dal basso, dalle forze vive del lavoro, della società, dei popoli. Per contrastare quel 'colpo di Stato', difendendo la democrazia, ricucendo la profonda ferita delle diseguaglianze, ristabilendo equità e giustizia sociale. Globalizzando i diritti".

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