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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

25 giugno 2015 | 10.26
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La crisi economica al centro dei giornali in edicola.

Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"Saggia sentenza della Corte costituzionale. Questa ha stabilito che bloccare troppo a lungo la contrattazione collettiva del pubblico impiego è illegittimo. Ma ha contemporaneamente deciso che questa è una illegittimità 'sopravvenuta' e che la dichiarazione relativa decorre dalla pubblicazione della sentenza (che deve necessariamente avvenire entro il 10 luglio prossimo). Quindi, la illegittimità vale per il futuro e non per il passato". Così, in un intervento sul 'Corriere della Sera', il giurista e giudice emerito della Corte Costituzionale, Sabino Cassese.

"La Corte costituzionale -continua- si è limitata ad affermare che l' attuale «blocco della contrattazione collettiva» è illegittimo. E l'ha probabilmente deciso sulla base delle sue sentenze precedenti nelle quali aveva stabilito che il blocco può essere temporaneo, non duraturo o permanente".

"Siamo contenti perché la sentenza non genera automatismi né per il passato né per il futuro. Adesso mi auguro che i sindacati abbandonino la vecchia logica della X fratto Y. E cioè i mini aumenti uguali per tutti: direi che non è più tempo". Il sottosegretario alla Pubblica amministrazione Angelo Rughetti, intervistato dal 'Corriere della Sera', dice che dalla Corte costituzionale è "arrivata una buona notizia non per il governo ma per i conti pubblici e, quindi, per il Paese".

"Leggeremo la sentenza e, se prevede una sorta di obbligo a contrattare -continua Rughetti- ci metteremo intorno al tavolo. Ma, con umiltà e con rispetto, bisogna chiedersi se è ancora utile dare poco a tutti o se è meglio fare un patto per individuare i servizi prioritari e investire su questi".

"Il blocco dei contratti è illegittimo, i diritti sanciti dalla Costituzione sono salvi e il governo non potrà più fare come gli pare. Sono molto soddisfatto di questo risultato". Marco Carlomagno è il leader di Flp, Federazione lavoratori pubblici, il sindacato autonomo che assieme a Confsal-Unsa, ha promosso i ricorsi che hanno portato alla sentenza della Consulta.

"E' chiaro che -dice intervistato da 'La Repubblica- la Consulta ha tenuto conto dell' articolo 81 della Costituzione e della necessità di salvaguardare il bilancio pubblico. Ed è anche chiaro che è stata fatta oggetto di una campagna terroristica per evitare che la sentenza, come quella sulle pensioni, potesse avere effetti retroattivi. Ma noi rispettiamo le sentenze".

"L'accordo con i creditori è l'unica soluzione possibile. Tsipras non ha un mandato per portare il paese fuori dall'euro. Se lo facesse, ci sarebbe un urgente problema di legittimità democratica". Evangelis Venizelos, già presidente del Pasok, partito che ha governato per 40 anni assieme a Nea Demokratia la Grecia, intervistato da 'La Repubblica'.

"Tsipras nelle ultime ore sembrava -continua- aver preso una decisione difficile ma obbligatoria e di cui sono contento: tenere la Grecia nel solco della Ue evitando di pilotarla verso un default incontrollato o la Grexit. A pagare il ritorno alla dracma sarebbero i più deboli. Ma siamo arrivati qui pagando un costo altissimo".

"Com’è stato detto giustamente da alcuni commentatori, la ragione per cui il negoziato è così difficile è che l’Eurogruppo e il Fmi non hanno fiducia nei confronti del governo greco. Forse è un atteggiamento sbagliato, ma senza questa fiducia la costruzione di un’Europa integrata non potrà andare avanti". Così, in un intervento sul 'Sole 24 ore', l'economista Pietro Reichlin.

Per Reichlin "serve una forte reciproca fiducia tra gli stati membri, una visione comune ragionevolmente condivisa e la necessità che i governi nazionali siano parzialmente vincolati alle promesse dei governi precedenti".

"L'Eurozona non può assolutamente permettersi di perdere la Grecia..". Così, intervistato da 'Avvenire', il sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi.

"Perché -continua Gozi- mi si passi il gioco di parole, se l'Europa perde pezzi, rischia di finire essa stessa in pezzi".

"Siamo a un bivio, il sindacato deve smetterla di avere una sorta di pretesa all'eternità. Non è così. Serve un bagno di umiltà e aprire una discussione su cosa oggi ci rende inadeguati". Così, intervistato da 'La Repubblica', il segretario generale della Fim Cisl, Marco Bentivogli.

"In termini di rappresentanza rischiamo di essere il sindacato che da obiettivi di carattere generale -spiega- ripiega verso obiettivi corporativi. Dobbiamo smetterla di costruire proposte seguendo la favoletta dei diritti acquisiti. È uno schema che scomparirà con la fine delle pensioni retributive, ed è uno schema non c'è già più nell'attuale mercato del lavoro. Servono scelte radicali, rifondative, rigeneratrici, altrimenti -conclude- assomiglieremo progressivamente ad un'associazione di reduci".

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