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Scelta civica, martedì l’assemblea decide il futuro del partito dopo il flop elettorale

All’ordine del giorno le dimissioni presentate del segretario politico Stefania Giannini dopo lo 0,7% ottenuto alle europee. La formazione, abbandonata dal fondatore Mario Monti, è al bivio tra costituente liberale e confluenza nel renzismo

Giannini (Infophoto) - INFOPHOTO
Giannini (Infophoto) - INFOPHOTO
28 maggio 2014 | 17.04
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Decidere se la storia è al capolinea o se ha qualche chance di ripartenza: Scelta civica è di fronte al dilemma che dovrà sciogliere nell’assemblea prevista per martedì, mentre al momento sembra plausibile che verranno accolte le dimissioni presentate del segretario politico Stefania Giannini.

Il ministro dell’Istruzione, commentando il risultato elettorale, ha dichiarato: “I numeri sono numeri. Il governo è enormemente rafforzato, il paese è enormemente rafforzato e questo è quello che conta. È una sconfitta elettorale e come tutte le sconfitte si affrontano con senso di responsabilità e dignità. Io la mia parte l’ho fatta. Ora toccherà ad altri fare la loro”.

La sua assunzione di responsabilità per lo 0,7% scaturito dalle urne delle elezioni europee è stata apprezzata dai partecipanti alla riunione di mercoledì nella sede del partito e questo potrebbe anche lasciare aperto lo spiraglio per la prosecuzione dell’incarico della senatrice e ministro dell’Istruzione.

Ma la domanda di fondo a cui dovrà dare risposta l’assemblea è sul senso dare a questo progetto che, dopo l’abbandono del fondatore Mario Monti, si è ritrovato elettoralmente fagocitato dall’appeal riformatore di Matteo Renzi.

C’è chi, come Pietro Ichino, sostiene la linea della presa d’atto della conclusione dell’esperienza. Qualcun altro, come Linda Lanzillotta, pone l’accento sull’esigenza di non rischiare contraccolpi sull’attività di governo e di mantenere salda l’intelaiatura dei gruppi parlamentari.

C’è poi l’opzione Costituente liberale, sostenuta da Enrico Zanetti, sottosegretario all’Economia: si faccia un congresso rifondativo da cui ripartire, con le primarie e l’offensiva sul territorio.

Resta la questione del rapporto con il Pd, nei confronti del quale da alcuni viene addebitato ad Andrea Romano, capogruppo Sc alla Camera, una sorta di appiattimento, ‘prodromico’ ad una linea di confluenza nel mare magnum del renzismo.

La reazione del grosso del movimento sarebbe all’insegna del ‘vade retro’, anche perché, si fa notare, una buona parte del cattivo risultato elettorale va ascritta anche a un simbolo risultato confuso, mentre nelle contemporanee elezioni amministrative, il ‘logo’ Scelta civica, più riconoscibile, è andato meglio.

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