Milano, 1 mar. (Adnkronos Salute) - "Malattie rare non deve significare malattie ignorate o famiglie abbandonate", ha affermato l'Arcivescovo di Milano Angelo Scola che oggi ha presieduto in Duomo a Milano la celebrazione per le associazioni dei pazienti affetti da malattie rare, di cui si è appena celebrata la giornata mondiale.
"Le istituzioni - ha aggiunto - devono fare la loro parte perché dall’attenzione ai comparti della fragilità si vede se una società è veramente civile". L’arcivescovo, in apertura della sua omelia, cita il Vangelo e riflette: "Il dolcissimo e bellissimo miracolo di Cana significa che, anche nei gesti più minuti e quotidiani, il Signore in abbandona mai ciascuno di noi, perché tutto viene investito dal suo amore, anche nella condizione della prova e della sofferenza''. Come quella di una giovane affetta da una rara malattia e di cui il Cardinale legge un’affermazione perché, dice "mi ha molto colpito".
Scrive Chiara: “La nostra anima non è malata, è la parte più sana che abbiamo: il divino è dentro l’umano e reclama l’eterno”. Queste parole dicono una cosa certa, sottolinea l’Arcivescovo, "che la giusta domanda di salute porta dentro di sé un più ampio bisogno di salvezza, perché, pur passando come essere finiti, attraverso la prova del dolore, della malattia e della morte, non siamo definiti da questo. La dignità del nostro io è data da una consistenza che ci relaziona direttamente con Dio: l’anima". Da qui, l’apertura alla speranza, "prospettiva da dire con molto pudore".