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Istat, si contraggono posti letto in ospedali e centri cura

11 febbraio 2014 | 13.04
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Istat, si contraggono posti letto in ospedali e centri cura

Roma, 11 feb. (Adnkronos Salute) - In Italia l'offerta di posti letto ospedalieri e degli istituti di cura "continua a diminuire, come in tutti gli altri Paesi dell'Unione europea". E' quanto emerge dal rapporto 'Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo', realizzato dall'Istat. In tutte le regioni, tra il 2002 e il 2010, si è verificata una convergenza verso la media nazionale del numero di posti letto ospedalieri, "passata da 4,3 a 3,5 per mille abitanti".

"Il settore della sanità in Italia si colloca in un contesto nazionale ed internazionale di crisi economico-finanziaria tale da dover proseguire al ridimensionamento delle risorse a disposizione per l'erogazione dei servizi - segnala il rapporto - Per il 2014 è stata pianificata un'ulteriore consistente riduzione del livello di finanziamento del Servizio sanitario nazionale, che si inserisce in un contesto problematico rispetto al controllo della spesa pubblica, e del numero dei posti letto ospedalieri che, a regime, dovrebbe attestarsi a 3,7 posti letto ogni mille abitanti (di cui lo 0,7 riservato alla riabilitazione e alla lungodegenza, ex legge 135/2012)". A queste riduzioni si aggiunge la revisione dello standard di riferimento pro capite per l'attività di ricovero ospedaliero, passato da 180 a 160 ricoveri ogni mille abitanti (di cui il 25% fa riferimento ai ricoveri diurni).

Gli indicatori di offerta ospedaliera, in questi ultimi anni, "hanno presentato una forte tendenza alla riduzione tanto che sono stati presi diversi provvedimenti, di carattere nazionale e regionale, finalizzati a promuovere lo sviluppo di un modello di rete ospedaliera integrato con l’assistenza territoriale".

Nel 2012 la spesa sanitaria pubblica del Belpaese è stata pari di circa 111 miliardi di euro, pari al 7 per cento del Pil. Qualcosa come 1.867 euro annui per abitante, ovvero "un livello molto inferiore rispetto ad altri importanti Paesi europei".

A fronte dei circa 2.345 dollari per abitante, in parità di potere d'acquisto, spesi in Italia nel 2011 (dato di poco inferiore alla spesa sostenuta dalla Finlandia, con 2.477 dollari pro capite, e poco superiore alla Spagna, con 2.244 dollari pro capite), il Regno Unito spende quasi 2.821 dollari pro capite, mentre Francia e Germania superano i 3.000 dollari, con importi pro capite rispettivamente di 3.204 e 3.436 dollari. Il livello di spesa più alto si registra per i Paesi Bassi (4.055 dollari pro capite), quello più basso per la Polonia (1.021 dollari pro capite).

Sempre nel 2011 le famiglie contribuiscono con proprie risorse alla spesa sanitaria complessiva per una quota pari al 20,6%. Se il contributo delle famiglie risulta in calo tra il 2001 e il 2011, la spesa complessiva si accresce di oltre un punto percentuale nello stesso periodo; questo incremento "è stato quindi interamente finanziato attraverso un aumento della spesa pubblica". Il peso della spesa delle famiglie in percentuale del Pil è leggermente più alto nel Mezzogiorno (2,1%) rispetto al Centro-Nord (1,7%), "ma la differenza va attribuita soprattutto al divario di reddito tra le due ripartizioni", segnala l'Istat, secondo cui la spesa sanitaria delle famiglie rappresenta l'1,8% del Pil nazionale. Un dato che ammonta mediamente a 949 euro per le famiglie del Mezzogiorno e a 1.222 euro per quelle del Centro-Nord.

Le regioni in cui la quota è più elevata (superiore ai due punti percentuali di Pil) sono Friuli-Venezia Giulia, Calabria, Molise e Puglia. Considerando invece la distribuzione della spesa sanitaria tra le due componenti, pubblica e privata, il contributo delle famiglie alla spesa sanitaria totale è più basso nel Mezzogiorno (16,7%) che nel Centro-Nord, dove si attesta al 22,4% con una punta del 24,6% nel Nord-Est. La maggiore partecipazione delle famiglie alla spesa sanitaria totale si registra in Friuli-Venezia Giulia (28,1%), seguita da Emilia-Romagna (26,4%). Le incidenze più basse si rilevano invece per tutte regioni del Mezzogiorno, in particolare Sardegna, Basilicata e Campania.

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