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Banche, Sanna (S&P), settore è frammentato, necessarie fusioni dopo Bpm-Banco

30 marzo 2016 | 16.38
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 - Mirko Sanna, analista del settore bancario di Standard & Poor's
- Mirko Sanna, analista del settore bancario di Standard & Poor's

L'annunciata fusione fra Bpm e Banco Popolare è stata il fischio d'inizio di un nuovo round del consolidamento bancario in Italia. Un'opportunità per il settore, ma soprattutto una necessità, visti il gran numero di istituti di dimensioni medio-piccole incapaci di fare economie di scala, scarsamente redditizi, con sistemi di governance poco efficienti, appesantiti dalla massa dai crediti deteriorati e alle prese con una crescita economica anemica e tassi di interesse a zero. Le candidate di questo processo, spiega Mirko Sanna, analista del settore bancario dell'agenzia di rating Standard & Poor’s, sono le banche popolari destinate a diventare spa. Che potrebbero anche diventare l'obiettivo di acquisizioni e scalate.

"Ci aspettavamo che il consolidamento avvenisse nel 2016 e questa fusione non è altro che la conferma di questa previsione", sottolinea Sanna, intervistato dall'Adnkronos. Il consolidamento del settore è "un'opportunità ma anche una necessità per il sistema bancario", che con oltre 500 banche attive è ancora "molto frammentato, con un problema di economia di scala e di efficienza da risolvere". Per l'analista di S&P il consolidamento in particolare "aiuterà le banche ad affrontare il problema della riduzione dei costi e a migliorare anche la possibilità di incrementare i ricavi in un contesto molto difficile per l'economia".

E la fusione Bpm-Banco Popolare, continua, è l'inizio di un processo che andrà avanti "anche grazie alla riforma delle banche popolari". E sono proprio gli istituti cooperativi, che per decreto del governo dovranno trasformarsi in spa entro la fine di quest'anno, i candidati naturali al consolidamento. Oltre a Intesa Sanpaolo e Unicredit in Italia ci sono "una serie di banche di dimensioni medio piccole che lasciano spazio a possibili aggregazioni" ed "è auspicabile che queste banche possano decidere di seguire l'esempio di Bpm-Banco Popolare". La trasformazioni in spa apre però la strada a possibili scalate, anche da gruppi stranieri. Cosa "difficile", precisa Sanna, anche se "non si può escludere che una volta diventata spa qualche banca possa rappresentare un target".

Il mercato, sottolinea l'analista del settore bancario di S&P, "probabilmente si aspettava tempi molto più rapidi" per le aggregazioni, ma le operazioni sono "molto complesse". Ma gli investitori si aspettano che presto siano annunciate nuove operazioni. E' "auspicabile" che le banche popolari si aggreghino, "perché i problemi di costi elevati, la frammentazione del sistema e la mancanza di economie di scala sono strutturali". Ma, avverte Sanna, "è necessario che queste fusioni avvengano anche attraverso il miglioramento della governance, senza cui queste fusioni possono creare più problemi che benefici".

Il consolidamento potrebbe anche contribuire a risolvere le vulnerabilità del settore bancario italiano. "A nostro avviso il principale problema è rappresentato dalla bassa crescita economica, che l'Italia ha rispetto ad altri Paesi". In più, continua l'analista, le banche italiane hanno una redditività "molto bassa, che in questo contesto di bassi tassi di interesse continuerà a esistere. Le incertezze poi non sono solo sull'entità dello stock dei crediti deteriorati, ma anche sul livello di perdite sui crediti che le banche possono avere nel caso in cui il recupero dell'economia non sia così forte" come previsto.

Ed è proprio il livello dei crediti deteriorati a rappresentare agli occhi del mercato uno dei principali problemi del settore bancario italiano, con i non performing loans che ammontano al 20% del totale dei prestiti del sistema, percentuale che continuerà a salire nei prossimi mesi per poi stabilizzarsi nel corso nel 2016. "Ai livelli più alti in Europa", sottolinea Sanna. "A nostro avviso per risolvere questo problema è necessario un miglioramento del contesto economico maggiore di quello che stiamo vedendo -spiega l'analista di S&P- ma anche la formazione di un mercato secondario dei crediti deteriorati. E anche grazie agli strumenti e alle iniziative che il governo ha posto in essere questo sarà più facile, ma serve qualcosa di più". Sicuramente, conclude, servirebbe "un'accelerazione dei tempi di recupero delle sofferenze, che al momento è molto lento in Italia". E poi altre "normative più favorevoli potrebbero aiutare questo sistema". Ma soprattutto sarebbe necessaria una ripresa economica "molto più significativa".

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