Il presidente dell'Ance chiede di ritrovare un patto forte tra governo e filiera. Il commento della Fillea che ha diffuso i dati del sindacato.
La situazione è così difficile e drammatica che "viene spontaneo chiedersi se non sia il caso di chiudere le nostre imprese con il minor danno possibile per i nostri dipendenti". E' il presidente dell'Ance, Paolo Buzzetti, a tratteggiare, con queste parole, lo scenario di crisi in cui continua a versare il settore delle costruzioni. Un settore in ginocchio da ormai 7 anni e che non vede ancora la fine del tunnel.
"Stiamo assistendo a continui stop and go che non stanno facendo ripartire il motore dell'economia", denuncia Buzzetti nel suo intervento all'assemblea annuale dell'associazione dei costruttori. "Si respira - riconosce - un maggiore senso di fiducia e di speranza grazie anche a un rinnovato impegno della politica e ad alcuni importanti annunci ai quali speriamo presto seguano altrettante misure concrete". Ma finora - evidenzia - non si sono registrati effetti tangibili sull'economia e in particolare sul nostro settore martoriato da 7 anni di crisi senza precedenti".
Ed è dall'edilizia che, per il presidente dell'Ance, bisogna ripartire per riaccendere il motore della ripresa. "E' necessario ritrovare un patto forte tra il Governo e la filiera delle costruzioni, primo vero motore economico del mercato interno italiano, l'unico in grado di far ripartire in modo stabile occupazione e crescita", sottolinea Buzzetti.
Il settore delle costruzioni, dice Buzzetti, è quello che ha pagato più di ogni altro il prezzo della crisi. I numeri parlano chiaro, quantificando quella che è una vera e propria "catastrofe" per il comparto. Sono 58 i miliardi di fatturato persi, 70 mila le imprese che hanno chiuso o stanno chiudendo i battenti, 116 i miliardi di credito sottratti alle imprese. e, ancora, le risorse per infrastrutture sono state tagliate del 66% mentre le spese correnti sono aumentate di 12 miliardi e gli investimenti in costruzioni si sono dimezzati, -47%.
C'è tuttavia qualche segnale positivo. La riqualificazione è stata l'unico comparto che ha avuto livelli produttivi positivi, +20 per cento in 7 anni, grazie agli incentivi fiscali sulle ristrutturazioni e sul risparmio energetico.
Nei primi mesi del 2014, i mutui sono tornati con il segno più, + 5,2% rispetto allo stesso periodo del 2013, dopo sei anni negativi per effetto dell'accordo tra Abi e Cdp. Arrivano poi i primi segnali di ripresa nelle compravendite: +4,1% nel primo trimestre 2014 rispetto allo stesso periodo del 2013.