Roma, 2 apr. (Adnkronos/Labitalia) - "Il problema vero, il virus che ci attacca, si annida nella deriva identitaria che colpisce il tessuto connettivo della Cgil e cioè la sua natura confederale. La malattia sta degenerando dopo anni di incubazione. I suoi sintomi evidenti sono il protagonismo e il personalismo di alcuni fra i gruppi dirigenti, che condiziona le scelte interne, utili più al posizionamento politico che al vero dibatto. I suoi sintomi sono il sostituirsi di una categoria alla Cgil come interlocutore generale col governo. Occorre arrestare questa deriva. Il problema è eminentemente politico e non certo disciplinare". Così Walter Schiavella, segretario generale della Fillea Cgil, nel corso della sua relazione introduttiva, che ha aperto il congresso degli edili di corso d'Italia al centro congressi Frentani a Roma, è intervenuto sul confronto Fiom - Cgil, a poche settimane dal congresso confederale in programma a Rimini.
Per Schiavella "arrestare questa deriva intanto è la scelta della Fillea. Una scelta praticata non solo in questo congresso con la decisione di non presentare emendamenti nazionali ma anche in tutti questi anni; rivendichiamo il nostro ruolo nelle elaborazioni della confederazione, rivendichiamo il nostro coraggio nella scelta della sostenibilità, siamo orgogliosi della nostra identità''.
''Siamo però convinti che essa possa vivere -sottolinea il dirigente sindacale- solo dentro un quadro di composizione di interessi e identità diverse che solo una rinnovata confederalità può rappresentare. Tutti dicono 'noi siamo la Cgil', lo diciamo anche noi, ma aggiungiamo anche che senza la Cgil ciascuno di noi, categorie e tantomeno singoli dirigenti, è nulla!".
Secondo il leader degli edili "per questo la deriva identitaria va fermata subito, ora, in questo congresso, richiamando tutti al proprio ruolo in funzione di chi, e di quanto, davvero si rappresenta. Forse certe ostilità, certe paure delle presunte "dittature" delle maggioranze nascono da li, dalla differenza fra audience televisiva e rappresentanza reale".
Il problema, conclude Schiavella, "non è la democrazia interna, né il fatto che si sia andati al congresso con due documenti. Semmai quello che è inaccettabile è la negazione dei risultati congressuali e il discredito generalizzato spesso gettato sull'organizzazione".
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