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L. stabilità: Confsal-Unsa, lavoratori pubblici non possono essere bancomat

Il segretario generale, Massimo Battaglia, parla della legge di stabilità in occasione del 'Contratto day'.

L. stabilità: Confsal-Unsa, lavoratori pubblici non possono essere bancomat
11 ottobre 2014 | 16.01
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"Siamo di fronte all'ennesima manovra economica che va a penalizzare gli stipendi pubblici, che negli ultimi dieci anni hanno perso dal 30 al 40% del proprio valore. Quel popolo di 3 milioni e mezzo di cittadini, rappresentato dai lavoratori pubblici, non può continuare a essere saccheggiato dai governi che si succedono. Non può essere il bancomat di tutte le manovre economiche". Lo afferma il segretario generale della Confsal-Unsa, Massimo Battaglia, parlando con Labitalia della legge di stabilità in occasione del 'Contratto day', che oggi, a Roma, ha portato nuovamente il sindacato in piazza.

"A Renzi e al ministro Madia chiedo con forza - avverte - di non mettere nella legge di stabilità questa ennesimia vergogna contro il lavoro pubblico e di riaprire le trattative per il rinnovo del contratto, dando quello che è un diritto costituzionale: i soldi che stanno aspettando dal 2009".

"Lo abbiamo detto più volte dove si trovano i soldi: la vera azione di contrasto contro l'elusione ed evasione fiscale - sottolinea Battaglia - deve essere fatta materialmente verso chi i redditi ce li ha e non li denuncia; invece si colpisce solo ed esclusivamente il lavoro dipendente, sia esso privato o pubblico". Poi, aggiunge, "basterebbe andare a controllare i numeri nei ministeri: 3 miliardi di consulenze, quando abbiamo personale qualificato che potrebbe fare lo stesso lavoro". "Il costo del contratto di un anno è di 2 miliardi, quindi basterebbe togliere le consulenze e avremmo già pagato un contratto", conclude.

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