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Coronavirus, Iardino: "Vignetta Vauro uccide due volte 44 mila morti di Aids"

12 marzo 2020 | 11.06
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La rabbia della 'ragazza del bacio': "Offesa miserabile per tutte le famiglie delle vittime". La replica del vignettista. E Iardino risponde ancora

Coronavirus, Iardino:

"Basta coronavirus. Ridateci l’Aids!". La vignetta di Vauro, in prima pagina oggi su ‘Il Fatto Quotidiano’, Rosaria Iardino di prima mattina l’ha già vista e condannata: "Vuol dire non avere memoria, significa che le persone morte di Aids sono state uccise non solo clinicamente, ma anche socialmente". Morte due volte. La ‘ragazza del bacio’ con l’immunologo Fernando Aiuti, ritratta in una foto che nel 1991 fece il giro del mondo e cambiò la storia della lotta all’Hiv, al telefono con l’AdnKronos Salute non usa mezzi termini.

Parla di "squallore e ignoranza terribile", di "messaggio diseducativo per le nuove generazioni" che quel dramma non se lo ricordano più: "Quindici anni di sterminio che in Italia hanno causato 44mila morti. Non averne memoria è da miserabili", attacca Iardino, oggi presidente della Fondazione The Bridge che vuole gettare un ponte fra il sistema sanitario e i bisogni dei pazienti. "La vignetta di Vauro - dice - sta offendendo 50mila famiglie che hanno avuto al proprio interno una persona morta di Aids".

Iardino non nega la gravità dell’emergenza in corso. Ma "senza nulla togliere al coronavirus, l’Aids ha generato nel nostro Paese 44 mila morti - ripete - e ancora ogni anno abbiamo circa 4 mila nuovi contagi". Gli infettivologi oggi in prima linea contro Covid-19, "i professori Rizzardini, Galli, Tavio - elenca l’attivista - sono quelli che hanno vissuto anche quel dramma. In 15 anni abbiamo avuto uno sterminio - ribadisce - Poi sono arrivati i farmaci e oggi ringraziando il cielo stiamo bene. Ma parliamo di un’epidemia che si è stabilizzata dopo 30 anni e che venne considerata anch’essa pandemia. Io spero che non torni più nessuna malattia virale, altro che 'ridateci l’Aids!'".

"Noi usciremo dal momento che stiamo vivendo", è convinta Iardino. E quando sarà, "mi auguro che il 5%, non voglio allargarmi, dell’attenzione che il Governo sta dedicando al coronavirus venga poi destinata a un’attività di prevenzione delle infezioni sessualmente trasmissibili come l’Hiv e l’Aids". L’auspicio è che "questo modello coronavirus, con le campagne messe in atto", possa estendersi a malattie in continuo aumento soprattutto fra i giovani. E intanto, chiosa il volto simbolo di anni che sembrano dimenticati, "Vauro per un giorno può anche non scrivere. Non succede niente".

LA REPLICA - "Mi dispiace sinceramente che la signora Rosaria Iardino si sia sentita offesa personalmente. Agli insulti di certe testate giornalistiche e di certi politici invece sono abituato. A lei e solo a lei vorrei dire che non penso che nominare l'Aids sia uccidere due volte chi ne è stato vittima". Lo scrive Vauro Senesi sulla sua pagina Facebook rispondendo alla presidente della Fondazione The Bridge.

"Altrimenti - prosegue - dovrei credere che nominare l'automobile sia uccidere due volte le vittime e sono molte, degli incidenti stradali. Capisco che quando si affronta un nemico invisibile come un virus se ne cerchi di visibili, con tanto di faccia, nome e cognome e, ok, se qualcuno lo ritiene utile, mi arruolo tra questi ultimi".

"Solo poche parole riguardo la mia vignetta “Ridateci l'Aids!” - conclude il satirico - Non per spiegarla, non per fare la solita pedante lezioncina su cosa sia la satira. La satira non è per tutti né deve piacere a tutti stop. Suscita reazioni perché la provocazione è la sua essenza. Ne suscita di più esagerate e violente più una società è affetta da incattivimento, paura e fanatismo".

IARDINO RISPONDE - "La satira non è per tutti secondo Vauro. Ma non lo è neanche l’intelligenza. Parlare correttamente di Aids è un bene, significa fare prevenzione e informazione, sempre nel rispetto di 44 mila morti in Italia, 35 milioni in tutto il mondo e di moltissimi malati. Altra cosa è uscirsene con un 'ridateci l’Aids' in tempi di Covid-19. Con questa siamo un gradino sotto il pizzaiolo francese", la controreplica.

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