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Covid, Meloni: "Non vedo discontinuità, ancora Dpcm"

06 marzo 2021 | 11.24
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La leader di Fratelli d'Italia all'Adnkronos: "Le scelte adottate dal governo non cambiano rispetto a quello che abbiamo visto con Conte"

Foto Fotogramma
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Sul tema dei vaccini anti Covid da parte del governo Draghi "per ora non vedo un cambio di passo rispetto al governo Conte, i volti, i contenuti e i metodi sono gli stessi del governo giallorosso. Abbiamo in pratica gli stessi ministri e sottosegretari, si continua a procedere per Dpcm e le scelte adottate dal governo non cambiano rispetto a quello che abbiamo visto con Conte". Lo dice Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, in una intervista all'AdnKronos.

"Penso ad esempio ai ristoranti che restano chiusi a cena - aggiunge Meloni - mentre non si fa nulla per evitare che gli anziani si accalchino in file infinite per vaccinarsi". La leader di Fdi auspica "che il governo prenda come modello la Regione Marche guidata da Francesco Acquaroli, che ha stretto un accordo con i medici per le vaccinazioni a domicilio e negli studi medici del territorio".

"La discontinuità - scandisce la leader dell'unico partito all'opposizione del governo Draghi - va dimostrata con i fatti e per ora l'unica differenza che vedo è la sostituzione del commissario Domenico Arcuri, che avevamo chiesto a Draghi la prima volta che lo abbiamo incontrato alle consultazioni".

E sui vaccini: "Io non dispongo di elementi per dire se lo Sputnik sia sicuro o meno ma il governo può rispondere a questa domanda perché ha i dati e sulla base delle evidenze scientifiche può agire. Perdere tempo non è più possibile - aggiunge subito la leader di Fdi - . La Russia sostiene di avere 50 milioni di dosi per l'Ue e se ci sbrighiamo possiamo acquistare quelle che servono".

Per Meloni l'azione spetta al "ministro della Salute Speranza". "Si assuma - è la sua richiesta - la responsabilità di dire agli italiani tempestivamente quali vaccini si possono utilizzare e avvii una trattativa con le case farmaceutiche per avere nuove dosi".

Non manca una frecciata alla Ue: "Per quanto riguarda l'Unione Europea è ormai evidente che è partita tardi e si è mossa peggio: questa campagna vaccinale è un fallimento. Auspico e mi aspetto che a questo punto Mario Draghi si faccia sentire e che il governo italiano abbia come stella polare l'interesse nazionale, approvvigionandosi con vaccini non oggetto di trattative con l'Unione europea''.

Quanto all’idea lanciata dall’Oms sul passaporto vaccinale "e ripresa dall'Ue è da respingere sia perché siamo contrari a ogni forma di obbligo, sia perché anche il Garante della Privacy italiano si è pronunciato contro questa possibilità", rimarca Meloni. "Parliamo di dati particolarmente sensibili - fa notare la leader di Fdi - e un loro trattamento non corretto può determinare conseguenze gravissime per la vita e i diritti fondamentali delle persone. Inoltre a quanto dicono gli esperti non sappiamo se chi ha ricevuto il vaccino possa essere a sua volta veicolo di contagio".

L'alternativa ipotizzata da Meloni "è quella di investire sullo screening, che mi pare sarebbe più intelligente, creando un database di tamponi che può essere interrogato tramite QR code. Oppure pensare al test di tamponi rapidi negli aeroporti o alle frontiere. Di soluzioni per non ripetere gli errori dello scorso anno ce ne sono tante".

Parlando dello stallo attuale nell'organismo parlamentare di controllo dei servizi segreti, guidato attualmente dal leghista Raffaele Volpi, Meloni evidenzia che "la legge istitutiva del Copasir ne affida la presidenza all’opposizione. Non vedo come qualcuno possa pensare di violare in modo palese una legge molto chiara".

"Qualcuno cita a sproposito il precedente di Massimo D’Alema - dice- quando con il governo presieduto da Mario Monti non si dimise, o meglio si dimise ma non vennero accettate le dimissioni. Il precedente non è calzante, perché i ministri di quel governo erano tecnici. Oggi, invece, abbiamo una situazione nella quale il presidente del Copasir dovrebbe vigilare su ministri della sua stessa maggioranza o, in alcuni casi, del suo stesso partito".

Infine, dopo le accuse riportate dalla stampa di un suo presunto contributo da 35mila euro a un clan di nomadi per la campagna elettorale, Meloni dice: "Ne parlo a breve in una diretta su Facebook".

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