L'uomo fermato dalla Polizia mentre si lavava le mani dal sangue della vittima. La moglie e la madre del ferito, insieme a due bambine di 9 e 10 anni, hanno assistito all'aggressione
Tracce di sangue sui muri, un uomo steso al suolo in una pozza di sangue, un altro che si sta lavando le mani: è quanto hanno trovato gli agenti della questura di Genova intervenuti ieri notte, intorno alle due, in un appartamento in via Rossini. Un inquilino dello stabile aveva segnalato una lite in casa dei vicini. I poliziotti hanno bloccato l'uomo che si lavava e chiamato il 118 per il ferito.
Due donne presenti nell'appartamento, insieme a due bambine di 9 e 10 anni, hanno raccontato che cosa era accaduto. Erano la moglie e la madre dell'accoltellato, un trentacinquenne equadoriano. La madre era l'ex compagna dell'aggressore, un marocchino.
Secondo le due donne, lo scontro tra i due uomini era dovuto ai pessimi rapporti tra il marocchino, descritto come un individuo violento e dedito all’alcol, e la madre del ferito. Questa, nonostante il rapporto tra i due fosse finito, per paura continuava a lasciare al marocchino la residenza nella propria abitazione riservandogli una stanza tutta per lui. Il marocchino, quella notte, rientrato ubriaco, aveva rivolto alle due donne frasi pesanti, il litigio era degenerato in rissa tra i due uomini, fino a quando il magrebino, afferrato un grosso coltello da cucina, si era scagliato contro l'avversario.
Il sudamericano era fuggito e si era chiuso nella camera da letto mal'altro aveva sfondato la porta e lo aveva colpito con una coltellata. Nonostante il pianto delle bimbe e il tentativo di frapporsi delle donne, l’accoltellatore aveva insistito, adoperando anche una lima per unghie, poi si era ritirato nella sua stanza, lasciando il ferito riverso al suolo in una pozza di sangue. Le donne, sfruttando un momento di debolezza del marocchino, sono riuscite a disarmarlo per poi chiamare i soccorsi attraverso l’aiuto del vicino di casa. Il marocchino è stato arrestato per tentato omicidio.
