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Editoria, il 2013 è stato un anno nero ma sul web un milione di lettori in più

16 aprile 2014 | 19.21
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Editoria, il 2013 è stato un anno nero ma sul web un milione di lettori in più

Roma - (Adnkronos/Ign) - Il 2013 è stato un anno nero per l'editoria, con la carta stampata che registra un emorragia di lettori e di pubblicità e di conseguenza anche dei ricavi. Il solo dato positivo viene dal web: crescono infatti gli utenti che si informano online e i ricavi raddoppiano. E' quanto emerge dallo studio Fieg sulla Stampa in Italia nel 2011-2013.

Il calo dei ricavi delle imprese editrici dei quotidiani nel 2013, stimato intorno all'11,1%, è dovuto soprattutto alla caduta del fatturato pubblicitario pari al 19,4%. Il ridimensionamento del fatturato editoriale che era stato abbastanza contenuto nel 2011 (-2,1%), ha avuto un'accelerazione nel 2012, accusando una flessione più ampia (-9,9%), imputabile in larga parte al calo dei ricavi pubblicitari (-17,5%), sottolinea la Federazione degli editori. Con l'ulteriore flessione del fatturato pubblicitario dei quotidiani che lo scorso anno è sceso appunto del 19,4% ''è da ritenere che i ricavi editoriali abbiano subito una nuova caduta stimabile intorno all'11,1%, soltanto in parte attenuata dalla maggiore tenuta dei ricavi da vendita delle copie (-6,5%), grazie agli incrementi di prezzo intervenuti nell'anno'', si legge nello studio.

I dati sull'evoluzione dell'editoria giornalistica nel triennio 2011-2013 fotografano ''con evidenza e meglio di ogni commento il momento di crisi che attraversa il settore'', si legge nell'introduzione al rapporto. È vero che la crisi s'iscrive in un quadro di difficoltà globale, ma la sua entità è tale da gettare ''ombre preoccupanti sul futuro di un settore la cui importanza non si esaurisce in una dimensione meramente economica, ma evoca valori di rilievo costituzionale''. E anche i segnali di ripresa che si sono manifestati tra lo scorso dicembre e l'inizio dell'anno avranno ''un impatto assai limitato sull'editoria giornalistica'' visto che a trainare è soprattutto ''la componente estera della domanda globale'' mentre i consumi di carta stampata sono legati alla domanda interna.

Non si arresta la crisi della pubblicità sulla carta stampata che nel 2013 ha visto un calo del fatturato complessivo, riguardante quotidiani e periodici, del 21,2%, con un arretramento più ampio per i periodici (-24,4%) rispetto ai quotidiani (-19,4%). L'evoluzione particolarmente negativa della pubblicità a mezzo stampa ha avuto come corollario il ridimensionamento del peso relativo dei ricavi pubblicitari sul fatturato editoriale dei quotidiani. Nel 2010 l'incidenza era del 47%; nel 2012 si è ridotta al 44,3%. Nel 2013, le stime formulate in base ai dati forniti da 46 testate quotidiane consentono di prefigurare un'ulteriore contrazione del peso relativo della pubblicità sul fatturato che dovrebbe attestarsi intorno al 44,1% .

Tra il 2011 e il 2013, ad un fatturato editoriale derivante da pubblicità e vendite delle copie complessivamente in calo del 19,9%, ha corrisposto un incremento dei ricavi generati da servizi ed editoria online del 30,2%. Questi ultimi ricavi, che nel 2011 rappresentavano il 3,9% del fatturato complessivo, nel 2013 sono saliti al 6,4%.

LETTORI IN CALO SU CARTA MA CRESCONO SUL WEB - Lettori in calo sulla carta stampata a 20,6 milioni nel 2013 ma in crescita sul web, che riesce con 1 milione di utenti in più ad arrestare l'emorragia che interessa i quotidiani. Per quanto riguarda i quotidiani, i dati indicano una crescita robusta dei lettori fino all'ultimo ciclo di rilevazione del 2011: i lettori, circa 19,5 milioni nel 2001, sono saliti a oltre 24,9 milioni a fine 2011. Successivamente è iniziato un declino senza interruzioni che ha visto i lettori ridimensionarsi a 20,6 milioni a fine 2013. Tuttavia, se i lettori di quotidiani su carta sono calati (tra il 2011 e il 2013 la flessione cumulata è stata del 13,4%), i lettori dei siti web delle stesse testate quotidiane hanno compiuto un balzo notevole salendo da 2,7 a 3,7 milioni, vale a dire un milione in più di lettori sul web, con un incremento cumulato del 36,2%.

Lo studio della Fieg evidenzia un calo della componente cartacea anche sul fronte della diffusione. Per i quotidiani, soprattutto a partire dal 2007, è iniziato un declino che si è andato ampliando, raggiungendo punte molto elevate nel 2011 (-6,8%) e nel 2012 (-8,1%). Il calo sembra essersi attenuato nel 2013, mantenendo, comunque, dimensioni considerevoli (-5,2%). Nell'arco degli ultimi sette anni, le vendite medie giornaliere sono diminuite di oltre 1,6 milioni di copie. L'evoluzione negativa della stampa è globale visto che tra il 2008 e il 2012, la diffusione mondiale dei quotidiani è calata del 2,2%. Sulle dimensioni storicamente depresse del mercato italiano incidono squilibri territoriali che si perpetuano nel tempo. Nel 2012, a fronte di una media di copie vendute che sull'intero territorio nazionale è stata di 66 copie ogni 1000 abitanti, nelle regioni meridionali la stessa media è stata di 42 copie.

TRA 2009 E 2013 -1.662 GIORNALISTI - In questa situazione di crisi della carta stampata, cala anche l'occupazione: il mix tra recessione e difficoltà strutturali del settore ha condotto nel 2013 a un ridimensionamento della forza lavoro giornalistica del 6,1%, pari, in valori assoluti, a 602 unità lavorative in meno nei confronti del precedente anno. Il calo più pronunciato è stato sofferto dai giornalisti occupati nei periodici (-7,7%), seguiti da quelli occupati nei quotidiani (-5,6%) e nelle agenzie di stampa (-3,9%).

Tra il 2009 e il 2013, il numero dei giornalisti fuoriuscito dal settore dell'editoria giornalistica è stato di 1.662 unità, di cui 887 nell'area dei quotidiani e 638 in quella dei periodici, secondo i dati dello studio Fieg sulla Stampa in Italia nel 2011-2013 che rileva come ''l'aspetto preoccupante è che questo esodo ha colpito con particolare forza quanti dovrebbero garantire il ricambio generazionale all'interno delle imprese''. Nei quotidiani, il numero dei praticanti che erano 173 nel 2009 si è più che dimezzato nel 2013, riducendosi a 75. Nei periodici, il fenomeno è stato più limitato: i praticanti sono diventati 113 dai 149 del 2009.

ANSELMI: "SERVE POLITICA INDUSTRIALE" - Per uscire dalla crisi e rilanciare lo sviluppo, il settore dell'Editoria ha bisogno di una "politica industriale" sottolinea il presidente della Fieg, la Federazione degli editori, Giulio Anselmi. Anselmi spiega che gli editori italiani esprimono "soddisfazione per gli interventi degli ultimi governi volti a rendere trasparente il sostegno pubblico all'editoria cooperativa e politica".

Nel rifiutare "interventi a pioggia e distribuzioni indiscriminata di risorse" chiedono che sia concretizzata l'intesa che con il precedente governo ha portato all'inserimento nella legge di stabilità 2014 del Fondo per gli interventi di sostegno all'editoria che prevede interventi nel settore per 120 milioni di euro in tre anni "volti a incentivare gli investimenti delle imprese -ricorda Anselmi- nell'innovazione tecnologica e digitale, l'ingresso dei giovani professionisti e il sostegno a ristrutturazioni aziendali e ammortizzatori sociali". Anselmi si è detto fiducioso che questi provvedimenti "non resteranno sospesi nel vuoto", visto che hanno bisogno per essere operativi dai decreti attuativi.

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