"Credo nella forza delle città di essere motore di cambiamento. Se il cambiamento dovrà avvenire credo che passerà per le città. Milano sta pagando un prezzo alto perché è caduta da una situazione di successo ma all’interno ha la capacità delle università, della creatività e dell’imprenditorialità per venirne fuori. La domanda è se ci credono anche i governi che le città saranno il motore del cambiamento oppure no. Se ci credono devono affidare compiti e fondi alle grandi città metropolitane o a quelle rilevanti come Rimini e chiamarle a fare la loro parte". Lo ha detto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, durante il suo intervento al Meeting di Rimini alla sessione plenaria 'Abitare, vivere lavorare nelle città: cosa cambierà nelle nostre metropoli'.
“Non so se il nostro governo ha questo credo - ha rimarcato Sala - ma il mio è un invito a riflettere su questo aspetto, io dico che dalle città si riparte”.
E ha aggiunto: “Non evocherei i poteri commissariali ma è il momento di risolvere i problemi che ci sono nel nostro Paese. Ora è il momento di lavorare sui sistemi deboli del nostro Paese: troppa burocrazia, troppe regole e a volte troppa demagogia”.
Il sindaco ha dettato quindi le tre regole per far ripartire la città che amministra.
“Non c’è una ricetta unica - ha spiegato Sala - ma per provare a dare un contributo penso che quello che le grandi città devono fare, e che io sto proponendo e proporrò a Milano, si muove tre regole e assunti: il primo, sforziamoci di non avere nostalgia del passato e di tornare a ciò che era prima, perché la situazione è cambiata. Sforziamoci di credere che in una nuova realtà sociale con nuove priorità, con la trasformazione digitale sociale ci sia una formula diversa. Bisogna credere che si deve e si può cambiare”.
“Il secondo punto - ha aggiunto Sala - che credo sia un punto di ogni politico, è chiarire ai nostri cittadini quello che faremo in termini di sostegno a chi è in difficoltà ma anche di rilancio. Dobbiamo lavorare sul breve periodo e venire incontro a chi è in difficoltà e si è trovato senza lavoro. La politica deve essere sussidiaria ma non bisogna perdere l’orizzonte di un progetto di lungo periodo e investimento sul lungo periodo, bisogna essere chiari e dire ai cittadini cosa si potrà o non si potrà fare”.
“La terza regola - ha elencato ancora - è provare a capire i segmenti della popolazione sui quali basarsi. Io ho citato i giovani, risolviamo i loro problemi. A Milano per esempio le case hanno prezzi alti. Noi sindaci non dobbiamo compiacere o cercare dialogo con chi è più vicino a noi ma ascoltare voci che spesso sono più lontane. Non deve essere un alibi per noi dire che tutti devono fare la propria parte. Noi dobbiamo fare la nostra e si deve fare con coraggio”.
Quindi ha concluso: “Se questi principi sono condivisibili vanno applicati e va fatta chiarezza. Su queste basi Milano può ricominciare, io sento qui una grande attenzione e penso che lo possa fare perché sento una disponibilità a trasformare la città, in particolare dal punto di vista ambientale e digitale, con tutto quello che ne consegue”.