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Raggi, che succede se condannata

09 novembre 2018 | 12.38
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Arriva il 'D-day' per il sindaco di Roma Virginia Raggi. Domani è attesa la sentenza di primo grado del processo che la vede imputata per falso in relazione alla nomina (poi revocata) di Renato Marra - fratello dell'ex braccio destro Raffaele - a capo del dipartimento Turismo di Roma Capitale. Un verdetto che potrebbe trasformarsi in un boomerang per i 5 Stelle dal momento che il Codice etico del Movimento prevede in caso di condanna le dimissioni. Raggi ha ribadito in più occasioni di sentirsi "molto serena'' rispetto alla sentenza. Ma cosa accadrebbe se fosse condannata?

COSA DICE LA LEGGE - Il reato di falso in atto pubblico viene punito con una pena che va da 1 a 6 anni di reclusione. Non è previsto però lo stop alla carica in caso di condanna. La Legge Severino prevede infatti la sospensione dall'incarico di un amministratore pubblico nel caso subisca condanne, anche in primo grado, per i reati di peculato, corruzione, concussione e abuso d'ufficio, non per falso.

COSA PREVEDE IL CODICE ETICO DEI 5S - Il problema però nel caso di Raggi è il Codice etico dei 5 Stelle, secondo il quale è "incompatibile" con il mantenimento di una carica elettiva quale portavoce del Movimento "la condanna, anche solo in primo grado, per qualsiasi reato commesso con dolo". Oggi il vicepremier Luigi Di Maio ha lasciato intendere come, in caso di condanna, la prima cittadina debba dimettersi. "Il nostro codice comportamento lo conoscete e parla chiaro", ha detto, assicurando: "Lo applicheremo". Anche i vertici del Movimento sono stati netti. In caso di condanna, per la sindaca di Roma non ci sarebbero escamotage: il M5S terrà la linea dura. Dunque dimissioni subito, e, in caso di mancato passo indietro, 'cartellino rosso': per i 5 Stelle l'espulsione sembra l'unica via praticabile.

LE OPZIONI - Se la condanna domani dovesse arrivare, infatti, Raggi avrebbe diverse opzioni. Potrebbe innanzitutto dimettersi rispettando così le regole dei 5 Stelle. Il Codice etico prevede però anche la possibilità di auto-sospendersi a tutela dell’immagine del Movimento "senza che ciò implichi di per sé alcuna ammissione di colpa o di responsabilità". Raggi infine potrebbe anche decidere di continuare a governare rinunciando però al simbolo dei 5 Stelle. Smentita invece l'ipotesi che il M5S possa chiedere alla base di pronunciarsi sulla sorte del sindaco di Roma con una consultazione tra gli iscritti.

IL PIANO B - In queste ore, si stanno poi rincorrendo voci di piani B in seno al M5S per tenere in vita la giunta e la sindaca, in caso il verdetto dovesse essere di condanna. Anche perché, osservano in molti, c'è l'avanzata della Lega che potrebbe spodestare il Movimento dalla Capitale. Ma i vertici chiariscono all'Adnkronos "che le regole saranno applicate senza indugio".

Sul destino della prima cittadina e su un eventuale piano B, i vertici non si sbilanciano anche per "non influenzare i giudici". Ma ai piani alti del Movimento la strada in caso di condanna sembra già tracciata: "Per il M5S sarebbe inevitabile il ritorno alle urne", spiega all'Adnkronos una fonte governativa 5stelle. Per il Movimento la partita, in caso di verdetto sfavorevole, sarebbe chiusa: condanna uguale via dal Campidoglio. A quel punto starebbe solo alla sindaca e alla sua maggioranza decidere se andare avanti senza la bandiera del Movimento, 'traslocando' al gruppo misto. Sempre che riesca a mantenere i numeri per non far cadere la giunta.

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