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"Tradito da passeggiate": parlano poliziotti che hanno preso Battisti

15 gennaio 2019 | 13.38
LETTURA: 4 minuti

Cesare Battisti (AFP)
Cesare Battisti (AFP)

di Marco Mazzù
"Un uomo stanco, intristito, rassegnato, sconfitto": così è apparso Cesare Battisti ai poliziotti che in queste settimane hanno seguito le sue tracce prima in Brasile e poi in Bolivia, dove è stato catturato. All'ex terrorista dei Pac si è arrivati a suggello di "un'indagine svolta alla vecchia maniera", fatta di pedinamenti, confronti fotografici, esami di tabulati telefonici, lunghe attese in attesa di un elemento decisivo. A tradire Battisti "anche l'abitudine di fare lunghe passeggiate", raccontano Emilio Russo (a sinistra, nella foto in basso), I° Dirigente della Polizia in servizio presso il Servizio per la Cooperazione Internazionale, e Giuseppe Codispoti (a destra, nella foto in basso), vicequestore della Direzione centrale della Polizia di Prevenzione. (VIDEO)

In una di queste camminate tra i quartieri di Urbarì e Santa Rosita, zona semicentrale della città boliviana di Santa Cruz de la Sierra, l'ex terrorista è stato notato dagli investigatori. Era la svolta attesa da settimane, Battisti era caduto nella rete degli investigatori.

A mettere sulla strada giusta gli investigatori, per quanto riguarda la localizzazione dell'ex terrorista, anche le ordinazioni di pizza in un locale cittadino e l'esame del traffico telefonico. Una volta identificato con certezza, fermato e portato negli uffici dell'Interpol boliviana, Battisti "si è accasciato sulla sedia, ha capito che la sua lunga latitanza era finita e che lo attendeva una lunga detenzione", aggiungono Russo e Codispoti. Non aveva con sé chiavi di casa, né alcun altro elemento che potesse far risalire i poliziotti, almeno per il momento, alla rete di fiancheggiatori che in queste settimane ha favorito la sua latitanza.

Anche a bordo dell'aereo che lo riportava in Italia, l'ex militante dei Proletari Armati per il Comunismo "è apparso rassegnato. Ha dormito molto, pochissime parole, ha chiesto di poter leggere un libro". Tra le poche confidenze, solo due battute con gli investigatori "quando ha detto di non amare il calcio e di non essere mai andato allo stadio Maracanà nel lungo periodo di permanenza in Brasile". Per il resto, lunghe ore "a guardare fuori dall'oblò dell'aereo". E "nessun segno di pentimento".

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