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Covid, "terapie intensive iniziano a essere in affanno"

07 ottobre 2020 | 13.57
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L'appello di Petrini, presidente della Società italiana di anestesia, rianimazione e terapia intensiva: "Situazione ancora sostenibile ma il rischio è di bloccare percorsi non Covid"

(Foto Fotogramma)
(Foto Fotogramma)

"I numeri sono ancora sostenibili, ma le terapie intensive iniziano ad essere in affanno. E il nostro obiettivo è operare in sicurezza". A dirlo all'Adnkronos Salute è Flavia Petrini, presidente della Società italiana di anestesia, rianimazione e terapia intensiva Siaarti, componente del Comitato tecnico scientifico per l'emergenza coronavirus, che spiega: "I numeri di ieri parlano di 323 pazienti in terapia intensiva, ma si tratta di dati fluidi. Se gli ospedali da campo sono una misura di emergenza, noi dovremmo essere pronti il più rapidamente possibile. E oltre ad identificare i Covid hospital in tutte le regioni, vorremmo salvaguardare i percorsi non Covid". L'esperta rivolge dunque un appello ai cittadini: "C'è una trasmissione del virus diffusa ma ancora sostenibile al momento in Italia, rispettiamo le misure ed evitiamo che il virus si moltiplichi".

"Stiamo vedendo adesso - nota Petrini - gli effetti della superficialità dell'estate. Dobbiamo restare vigili per consentire agli ospedali di organizzarsi. Un'operazione complessa, che non si esaurisce nell'allestimento di nuovi posti letto nelle terapie intensive, ma deve tenere conto anche della necessità di formare e distribuire il personale. Se alcune Regioni sono più avanti, anche perché più colpite nella fase acuta dell'emergenza, l'obiettivo è evitare che si vada in affanno in altre regioni, penso a quelle del Sud, meno colpite nella prima fase, ma che ora devono prepararsi".

Petrini ha da poco concluso il truck tour in 8 città e 7 regioni, visitando le strutture ospedaliere toccando con mano la situazione. "L'estate è stata caratterizzata da una grande superficialità. E' importante adesso rispettare le misure, come anche scaricare la App Immuni, per dare tempo agli ospedali di organizzarsi e prepararsi", conclude.

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