Blitz antiterrorismo in Montenegro nel giorno delle elezioni parlamentari. In manette sono finiti 20 nazionalisti serbi "sospettati di atti tesi a creare un'impresa criminale e terroristica", ha riferito il capo della polizia, Slavko Stojanovic. I 20 arrestati, secondo la polizia, intendevano "acquisire armi automatiche per poi compiere attacchi contro le istituzioni, la polizia e i rappresentanti dello Stato, non escludendo le più alte cariche".
Prima delle elezioni, il premier pro occidentale Milo Djukanovic, al potere dal 1991, aveva accusato la Serbia di essere al servizio di Mosca nel tentare di impedire l'ingresso del Montenegro nella Nato.
A Belgrado, il premier serbo Aleksandar Vucic ha detto di non avere alcuna informazione riguardo a quanto avvenuto in Montenegro e ha preferito astenersi da ogni commento per non influenzare il risultato delle elezioni in corso.
Gli arresti sono stati compiuti nel corso della notte tra sabato e domenica, ma l'annuncio è stato fatto ad urne aperte, con i montenegrini chiamati a decidere se confermare ancora al potere, dopo 25 anni, Djukanovic e il suo Partito democratico dei socialisti (Dps). Durante la giornata si è registrata un'alta affluenza alle urne. A mezzogiorno aveva già votato il 30 per cento dei 530mila elettori, circa il 9 per cento in più rispetto alle elezioni di quattro anni fa, quando si registrò un'affluenza del 70,3 per cento.