Chiara Moroni, figlia di Sergio, suicida dopo essere rimasto coinvolto nell'inchiesta Tangentopoli, replica a distanza a Federica, figlia di Francesco Saverio Borrelli
di Antonietta Ferrante
"Penso che si debba sempre una forma di rispetto ai morti e ai familiari in un momento delicato e triste. E lo faccio anche se mio padre non ebbe rispetto e un magistrato disse che 'ci si ammazza per vergogna'". Così Chiara Moroni, figlia di Sergio, suicida dopo essere rimasto coinvolto nell'inchiesta Tangentopoli, replica a distanza a Federica, figlia di Francesco Saverio Borrelli, a capo di quel pool che segnò la fine della prima Repubblica.
Nel ricordare il padre morto sabato a Milano, la figlia dell'ex capo del pool Mani pulite sottolinea la sofferenza del genitore per quelle morti. "Non ho ragione per non credere e rispettare le parole di sua figlia - dice Chiara Moroni in un'intervista all'AdnKronos -, ma ricordo che mio padre in una lettera pubblica a Giorgio Napolitano, allora presidente della Camera, ha stigmatizzato la violenza non le ragioni dell'inchiesta".
Ma questa opportunità di fare una riflessione sui metodi non c'è stata: "Sicuramente Borrelli è rimasto umanamente colpito, ma non ha messo in campo azioni correttive" rispetto a gesti estremi. "Io non ho mai messo in discussione la bontà dell'inchiesta, anche se ha avuto una forte connotazione politica, ma sono le modalità attraverso le quali si è attuata l'azione giudiziaria, ossia la carcerazione preventiva e i processi di piazza, che hanno determinato una specie di guerra civile e in questo substrato si sono create le condizioni di violenza che hanno portato ad alcuni atti disperati", come quello del padre Sergio, conclude Alessia Moroni.