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Trasporti: Filt Cgil, fenomeno malattie professionali sottostimato

08 novembre 2016 | 16.51
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Alessandro Rocchi, segretario generale Filt Cgil
Alessandro Rocchi, segretario generale Filt Cgil

"Da tempo sosteniamo che il fenomeno delle malattie professionali è notevolmente sottostimato anche in ambito trasportistico. Molte malattie professionali sono il risultato di una costante usura da lavoro, determinata soprattutto dalla fatica e dallo stress". Così Alessandro Rocchi, segretario generale della Filt Cgil, ha commentato oggi i dati emersi dall'indagine 'La sicurezza non è una ruota di scorta', realizzata dal sindacato di categoria insieme al Patronato Inca, e centrata su infortuni e malattie professionali nel settore dei trasporti.

In particolare, per Rocchi, "anche incrociando diverse fonti di dati, incerto è il numero degli occupati nella logistica delle merci e incerto è il numero degli incidenti sul lavoro che effettivamente accadono nelle attività di movimentazione delle merci e, conseguentemente, i relativi dati".

Per il leader della Filt Cgil, "i dati ci dicono che il fenomeno delle denunce di malattie professionali nei trasporti è in crescita ed è destinato a crescere ulteriormente, a fronte di un preoccupante e decrescente riconoscimento delle stesse da parte dell’Istituto assicuratore: la combinazione dei fattori come innovazione tecnologica, ritmi di lavoro, stress, ridistribuzione dei carichi non può che determinare nel prossimo futuro un andamento in questa direzione".

"Emblematico è in questo senso -spiega ancora Rocchi- l’esempio dei disturbi muscolo-scheletrici, determinati nell’autotrasporto da postura, vibrazioni, stress, fatica".

E alla presentazione dell'indagine, per l'Inail, ha preso parte Ester Rotoli, responsabile direzione centrale prevenzione dell'Istituto, sottolineando come serva "un rilancio del Piano nazionale delle malattie professionali: c'è necessità di una ripresa, per individuare degli elementi di conoscenza e fornire strumenti operativi". E anche sulla formazione, avverte, è necessario "non limitarsi solo a un attestato ma fornire un vero addestramento".

E in conclusione per Fabio Pontrandolfi, sezione 'Lavoro e welfare' di Confindustria', è necessario "agire nella piena legalità, è quello che facciamo con il sindacato, e per farlo è necessario fare formazione di qualità, che non si fermi solo alla quantità ma raggiunga qualcosa di sostanziale".

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