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Governo, Leone (Cpgt): "Deficit di democrazia, a fretta corrisponda qualità spinta riformatrice"

20 luglio 2022 | 14.37
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Il presidente del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria: "L'asse decisionale è tutto spostato su Esecutivo. Per Pnrr Parlamento non può essere svuotato del suo ruolo. Per buona riforma giustizia serve tempo, l'Europa deve capire"

(di Roberta Lanzara) - "La crisi del governo Draghi è frutto prevalentemente di un esautoramento delle fondamentali funzioni del Parlamento a favore del governo. Dopo due anni di emergenza pandemica, di guerra e di Pnrr l'asse decisionale si è completamente spostato sull'Esecutivo: il Governo detta e il Parlamento approva. Si è invertito il principio, c'è un deficit di democrazia in questo momento. E' necessario tornare ad una normale dialettica democratica, in cui è il Parlamento a fare le leggi". Così all'Adnkronos il presidente del Consiglio di Presidenza di Giustizia Tributaria (Cpgt), Antonio Leone, dopo il discorso del presidente del Consiglio Mario Draghi in Senato.

Leone, commentando il riferimento del Premier alla necessità di completamento della riforma della Giustizia, in particolare quella tributaria, afferma: "Si sta approvando una riforma ordinamentale in tempi strettissimi, che entro il 31 dicembre 2022 disciplinerà la giustizia tributaria per i prossimi 50 anni e che per sua natura ha bisogno di tempi lunghi di implementazione e realizzazione. Una riforma che andrà a regime entro il 2030 e che non risolve l'unico problema che andrebbe invece sciolto subito, l'arretrato in Cassazione, perché manca la norma che riduce le cause pendenti e tutte le misure previste per la legittimità sono misure volte al futuro. C'è bisogno di riflessione, l'Europa deve capire".

"Il Parlamento - rimarca il presidente della Giustizia Tributaria - non può essere del tutto svuotato dal suo ruolo fondamentale per il Pnrr, anche perché per fare una buona riforma c'è bisogno di una discussione approfondita. Ricordo che Draghi è solo l'ultimo, da Monti in poi, di presidenti non eletti e che nel nostro sistema non è previsto che il presidente del Consiglio sia eletto, mentre è stabilito che debba avere la fiducia del Parlamento sulla base di quanto previsto dalla Costituzione. La domanda è quindi: Siamo in grado di fare bene tutte queste riforme per ottenere i fondi del Pnrr? Il mio auspicio è che alla fretta nei tempi corrisponda la qualità della spinta riformatrice", conclude il presidente del Cpgt segnalando "il concreto rischio, almeno nei primi cinque anni, di un forte allungamento dei tempi di definizione delle controversie, con un risultato paradossale rispetto a quanto chiede l’Europa".

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